"O Conte fa il rimpasto a settembre oppure salta"

Si fanno sempre più insistenti le voci di un rimpasto. Le smentite si susseguono, ma un avvicendamento tra i ministri del governo Conte appare imminente

"O Conte fa il rimpasto a settembre oppure salta"

Si fanno sempre più insistenti le voci di un rimpasto. Le smentite, da Luigi Di Maio a Matteo Renzi, si susseguono, ma un avvicendamento tra i ministri dell’attuale governo appare imminente.

“Per non saltare, Conte ha solo un’opzione: fare il rimpasto a settembre”, spiega a ilGiornale.it un deputato pentastellato. Nonostante la telefonata rassicurante di Nicola Zingaretti al ministro dell’Iinterno Luciana Lamorgese, è noto a tutti i frequentatori del Transatlantico che il premier sia pronto a cedere al pressing portato avanti dal Pd e da Italia Viva per un rinnovamento della compagine governativa. E, a farne le spese, sarebbe anche la titolare del Viminale. Ad ambire a quel ministero ci sono l’attuale ministro della Difesa Lorenzo Guerini, esponente della minoranza Pd e Alfonso Bonafede che piddini e renziani vorrebbero rimuovere da Via Arenula. Secondo quanto risulta a ilGiornale.it, infatti, Zingaretti non vuole lasciare la poltrona di governatore del Lazio, mentre Di Maio sarebbe intenzionato a restare alla Farnesina. È chiaro, però, che i Cinquestelle sarebbero disposti a lasciare la Giustizia solo in cambio di un ministero di peso come il Viminale e Conte non può certamente chiedere a Bonafede, capodelegazione del Movimento e suo principale sponsor, “di restare in panchina”.

Renzi spinge perché Conte faccia il rimpasto prima delle Regionali, ossia prima che le urne decretino un flop ormai dato per scontato del suo partito, Italia Viva. Maria Elena Boschi, infatti, scalpita per entrare nel governo e avrebbe messo gli occhi sulla Scuola, il ministero della contestatissima Lucia Azzolina. In lizza per una ‘promozione’ c’è anche la viceministro dem Anna Ascani. Il vero “colpaccio” per Renzi, però, sarebbe quello di mettere un suo uomo proprio alla Giustizia. Qualora, invece, Bonafede restasse al suo posto, al Viminale potrebbe andare Guerini che alla Difesa sarebbe sostituito dal sottosegretario Cinquestelle Angelo Tofalo. “Premesso che è ancora molto presto, quel che andrà in scena è un gioco di incastri. Se il Movimento lascia la Giustizia, salva l’Istruzione e prende il Viminale”, ci spiega un’autorevole fonte pentastellata. Una casella molto ambita sia dal Pd e sia da Italia viva è quella del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Riccardo Fraccaro potrebbe lasciare il posto a un esponente di peso del Pd. Qui sono diversi i nomi in lizza, ma in pole position ci sarebbe il vicesegretario del partito Andrea Orlando. “Se facciamo un rimpasto finisce come con le presidenze di commissione, che perdiamo pedine”, è il timore di un grillino.

Ma a perdere potrebbe essere anche il Pd, ma i democratici sanno che “un rimpasto va fatto per forza” perché “questo governo così com’è fatto è troppo debole e troppo sbilanciato sui grillini”. Chi sembra avere sembra avere le ore contate è Paola De Micheli perché, da un lato il Pd vorrebbe riportare Graziano Delrio ai Trasporti, mentre Vito Crimi vorrebbe rimettere a tutti i costi Danilo Toninelli per gestire la questione Autostrade. Un’altra donna in uscita è la pentastellata Nunzia Catalfo che passerebbe il testimone a Debora Serracchiani o all’ex sottosegretario al Lavoro nel primo governo Conte, il grillino Claudio Cominardi. Visto e considerato che i grillini hanno il loro principale bacino di voti nel Mezzogiorno vorrebbero nominare il siciliano Giorgio Trizzino ministro del Sud al posto del dem Giuseppe Provenzano. Se Michele Emiliano perdesse le Regionali contro Raffaele Fitto, rischierebbe di saltare anche il suo braccio destro, Francesco Boccia, ministro degli Affari Regionali. In questo caso il Pd schiererebbe il suo capogruppo in Senato, Andrea Marcucci. In casa M5S Carla Ruocco potrebbe sostituire Stefano Patuanelli al Mise, ma dovrà battere la concorrenza del viceministro Stefano Buffagni, sempre più alla ricerca di una poltrona da ministro.

Incerto il futuro del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora a cui il premier Conte,

dopo i recenti avvenimenti, ha chiesto di non dimettersi. Il Mef resterebbe saldamente nelle mani di Roberto Gualtieri, veramente l’unico intoccabile insieme al capodelegazione Pd e titolare del Mibact, Dario Franceschini.

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