Obama attacca il nemico sbagliato «Putin cerca gloria con la forza»

L'attentato di New York: si cercano i complici dell'afghano. Il padre l'aveva già denunciato, la moglie è sparita in Pakistan

Valeria Robecco

New York Attacca il populismo di Vladimir Putin e Donald Trump, chiede sforzi maggiori per affrontare il nodo rifugiati e migranti e condanna ogni forma di fondamentalismo e razzismo. Nella sua ultima apparizione all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite in veste di presidente americano, l'affondo di Barack Obama sul capo del Cremlino è perentorio, il finale è ad effetto ed è riservato a colui che al momento sembra il principale rivale degli Stati Uniti, alleato scomodo in Siria ma temibile antagonista nel resto del mondo o quasi. «La Russia sta cercando di riguadagnare la gloria perduta tramite la forza», dice riferendosi in particolare al conflitto con l'Ucraina. Ma difficile che il presidente Usa non abbia pensato al Cremlino anche quando riafferma «il rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani», che siano oppositori politici o gay. Obama pronuncia un discorso che appare ai più un lascito testamentario dei suoi otto anni da Commander in Chief, e al contempo un testimone da passare di mano al suo successore. Successore che non può che essere Hillary Clinton a suo avviso, visto che l'altro contendente alla Casa Bianca sulla sponda repubblicana è oggetto di un duro affondo da parte di Obama. «Un Paese circondato da muri imprigionerebbe sé stesso» chiosa. Una stoccata in pieno stile democratico nei confronti del tycoon newyorkese a una manciata di settimane dal cruciale voto per il rinnovo della Casa Bianca previsto per l'8 novembre. Sebbene impegnato al Palazzo di Vetro, il presidente Usa viene aggiornato in tempo reale dal suo staff sui progressi compiuti nelle indagini sulle bombe di New York e New Jersey, dove spunta un giallo nel giallo.

Il giorno dopo l'arresto di Ahmad Khan Rahami, emerge che il padre del 28enne afghano naturalizzato americano, sospettato degli attacchi, due anni fa ha denunciato alle forze dell'ordine il figlio perchè aveva inclinazioni terroristiche, poi aveva ritrattato. Secondo quanto riporta il New York Times, citando alcune fonti, l'uomo nel 2014 aveva definito il figlio un terrorista dopo che quest'ultimo era stato arrestato per una lite domestica nella quale avrebbe pugnalato il fratello. E a sostenere le sue derive estremiste É un taccuino trovato quando Rahami è stato catturato dopo il confronto a fuoco con le forze dell'ordine a Linden. Nel blocknotes erano scritte frasi simpatizzanti delle cause jihadiste, tra cui una in cui si affermava: «Uccidere i kuffar», i non credenti. Il giovane, nato in Afghanistan, è immigrato da bambino negli Stati Uniti con la famiglia. Alcuni suoi conoscenti citati dal Nyt hanno parlato di «un cambiamento nei suoi comportamenti e nelle sue abitudini religiose dopo un presunto viaggio nel Paese natale». Di particolare interesse sono poi una serie di visite compiute in Pakistan, a Quetta e a Karachi, roccaforti dei talebani. Mentre la madre della figlia del giovane, in una intervista a Fox News, ha rivelato che l'ex compagno odiava l'America e i gay, e ha precisato di essere convinta che durante uno dei viaggi di lui in Afghanistan gli sia stato fatto il «lavaggio del cervello». «Sembrava ormai stufo della cultura americana, ma non ho mai pensato che potesse fare il salto», ha affermato ancora, raccontando come Rahami ai tempi della scuola veniva considerato il «buffone della classe».

L'attuale moglie dell'uomo, invece, avrebbe lasciato gli Stati Uniti alcuni giorni prima dell'esplosione, e ora gli investigatori Usa stanno lavorando con le autorità del Pakistan e degli Emirati Arabi per rintracciarla.

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