Aprirà oggi a Istanbul, alla presenza del ministro della Difesa turco Hulusi Akar, il centro per il coordinamento dei corridoi per l'esportazione di grano dai porti dell'Ucraina, nel Mar Nero. E sempre oggi dovrebbero salpare le prime navi cariche di grano dal porto sudoccidentale di Chornomorsk. Eppure, nonostante l'intesa tra Russia e Ucraina, firmata nella città turca venerdì scorso - un accordo che riguarda Odessa, Chornomorsk e Yuzhny, per il passaggio del grano bloccato nei porti ucraini dall'inizio della guerra - la Russia è tornata ieri a bombardare lo scalo marittimo di Odessa, per la seconda volta dalla firma dell'accordo. Era già successo all'indomani della svolta di Istanbul. Ieri il bis. Che fa temere il rischio di un naufragio dell'accordo e fotografa quanto meno la sua attuale fragilità. E anche se Mosca continua a negare di aver preso di mira il porto, e sostiene di aver mirato a una nave da guerra e a un deposito di missili, a ricostruire l'accaduto pensa il ministero della Difesa britannico, attraverso il lavoro solerte della sua intelligence: «Il 24 luglio 2022, missili da crociera russi hanno colpito il molo del porto di Odessa in Ucraina. Il Ministero della Difesa russo ha affermato di aver colpito una nave da guerra ucraina e una scorta di missili antinave», è la sintesi inglese dei fatti. Che smentisce quella russa: «Non vi è alcuna indicazione che tali obiettivi si trovassero nel punto colpito dai missili». Il rapporto di Londra si spinge anche in un'analisi della situazione: «La Russia quasi certamente percepisce i missili antinave come una minaccia chiave che sta limitando l'efficacia della sua flotta nel Mar Nero. Questo ha minato in modo significativo il piano di invasione generale, poiché la Russia non può realisticamente tentare un assalto anfibio per impadronirsi di Odessa. La Russia - conclude il rapporto - continuerà a dare la priorità agli sforzi per degradare e distruggere la capacità anti-nave dell'Ucraina» ma è «molto probabile» che i sistemi in uso da parte della Russia vengano regolarmente minati da «informazioni datate», «scarsa pianificazione» e un «approccio alle operazioni che parte dall'alto».
«Ci aspettiamo che le parti rispettino gli accordi e agiscano di conseguenza, senza venir meno alle responsabilità che si sono prese», ha detto il grande mediatore turco, il presidente Recep Tayyip Erdogan, che con le Nazioni Unite ha incassato il successo dell'intesa siglata sul grano nel ruolo di big player internazionale e ne ha ricordato ieri l'importanza: «Con questo accordo vogliamo alleviare gli effetti della crisi alimentare di cui molte persone stanno soffrendo in questo momento». Il «Sultano» sarà a Sochi, in Russia, il 5 agosto proprio per incontrare Vladimir Putin, nel secondo faccia a faccia tra i due dall'inizio della guerra, dopo quello del 19 luglio a Teheran e che ha aperto le porte all'intesa sul grano. L'altro grande obiettivo di Erdogan è mediare una pace far sedere allo stesso tavolo Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L'impresa al momento sembra impossibile ma se l'intesa sul grano funzionasse, non è escluso che possano aprirsi nuovi spiragli per un negoziato. Anche se molto dipenderà da quello che accade sul campo. Nel frattempo, da oggi parte a Istanbul il centro per il coordinamento dei corridoi del grano, in cui opereranno i rappresentanti di Russia, Ucraina, Turchia e Onu, che controlleranno il rispetto dell'accordo e monitoreranno il passaggio delle navi attraverso un tragitto libero dalle mine che infestano il Mar Nero.
Sul terreno, intanto, la battaglia più feroce si continua a combattere nel Donetsk, dove ieri due piloti scelti di caccia russi sono stati uccisi dai missili Himars forniti dagli americani a Kiev mentre viaggiavano su una colonna di mezzi,
colpiti grazie all'aiuto dell'intelligence occidentale. Secondo il vice ministro dell'Informazione dell'autoproclamata repubblica di Donetsk, Daniil Bezsonov, il Donetsk «sarà completamente liberato entro la fine di agosto».
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