di Eleonora Barbieri
Daniel H. Pink, ex assistente del segretario al Lavoro americano Robert Reich, ex speechwriter del vicepresidente Al Gore, oggi scrive soprattutto libri sul lavoro e il comportamento umano; alcuni di questi libri sono diventati anche dei bestseller, come When, cioè «Quando», sottotitolo: I segreti della scienza per scegliere il momento giusto» (Feltrinelli, pagg. 222, euro 16). Pink sostiene che, fino a qualche anno fa, era convinto che il tempismo fosse tutto, e invece ha scoperto che tutto è tempismo; e questo «tempismo» si può imparare, come l'algebra. Per esempio, Pink racconta una caso personale: non è mai riuscito a imparare il francese. E molti studenti potranno capirlo; ma saranno ancora di più quelli che capiranno il motivo: la lezione di francese, alle superiori, iniziava alle 8. E il cervello di un adolescente non riesce proprio ad attivarsi, a quell'ora: tanto è vero che esiste una raccomandazione, per le scuole americane, di non cominciare prima delle 8.30. Ma c'è di più: uno studio anglosassone ha stabilito che «il momento ottimale per la maggior parte delle lezioni si presenta dopo le 11».
Perché nessuno, in ambito scolastico, si premura di ascoltare queste indicazioni? Forse il rendimento degli studenti non è importante? Non è importante, anche qui, il tempismo - il «buon inizio», lo chiama Pink - visto che, se uno prende brutti voti a scuola, è probabile che non avrà un lavoro ben retribuito e quindi, insomma, tutta la sua esistenza ne risulterà determinata? Risposta: perché tutti badano al cosa, e non al quando. Eppure il quando può influire, spesso in modo grottesco o perfino tragico, su moltissimi eventi della nostra vita, piccoli ostacoli quotidiani e fatti storici: dall'affondamento del Lusitania durante la prima Guerra mondiale al verdetto di una giuria (tendenzialmente, meglio non presentarsi al pomeriggio, soprattutto dopo pranzo), dall'efficacia di una riunione all'andamento delle azioni di una azienda, dal giorno giusto per sposarsi a quello per divorziare, o licenziarsi...
Tutto si basa sulle «tre fasi» che, più o meno, ciascuno attraversa in una giornata: un picco (al mattino, momento dell'ottimismo e della positività), un calo (fra le due e le quattro del pomeriggio, momento rischiosissimo, specialmente se dovete recarvi in ospedale, perché cala anche l'attenzione di medici e anestesisti...) e un rimbalzo, nel tardo pomeriggio (ci riprendiamo, in qualche modo). Chi ha il ritmo invertito (gli adolescenti, o i cosiddetti «gufi», umani dalle abitudini nottambule) funziona al contrario: rimbalzo, calo, picco. Risultato: meglio fissare riunioni e conferenze nel tardo pomeriggio, così, fra chi è nel picco e chi è nel rimbalzo, qualcosa si quaglierà.
Poi: non demonizzare i sonnellini (se durano fra i dieci e i venti minuti sono davvero salutari), non sottovalutare il magico potere del re-inizio, non dimenticare che essere i primi a volte favorisce (per esempio: se siete in ballottaggio, se non siete la scelta più scontata, se i vostri concorrenti a un colloquio sono molto forti) ma può anche penalizzare (se siete la scelta standard, che è quella prediletta a fine giornata, se i concorrenti sono molti o se sono scarsi). Se poi, alla vostra prossima decisione importante, avete ancora dubbi, respirate. E prendete tempo...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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