Europa

Ok agli aiuti di Stato per Germania e Francia. L'Italia strappa la flessibilità sui fondi europei

In agenda anche il fondo sovrano, ma la strada è sbarrata dai tedeschi

Ok agli aiuti di Stato per Germania e Francia. L'Italia strappa la flessibilità sui fondi europei

La premier Giorgia Meloni si è detta «molto soddisfatta» del documento conclusivo del Consiglio europeo. In conferenza stampa, ieri, ha sottolineato la presenza di diverse proposte italiane. E in effetti è così: c'è l'utilizzo più flessibile dei fondi europei, anche se il riferimento è generico, così come la proposta di istituire un fondo sovrano europeo. La Commissione, sul fondo sovrano, si è impegnata a elaborare una proposta entro l'estate, ma da qui a dire che tutto questo si tramuterà in realtà ce ne corre e richiederà uno sforzo negoziale non indifferente. La rinnovata intesa tra Francia e Germania, infatti, ha spostato l'asse politico sulle posizioni dei tedeschi, che sul fondo sovrano per il momento non sembrano sentirci.

Nelle cinque linee di intervento per rispondere all'Inflaction reduction Act degli Stati Uniti, al primo punto figurano i desiderata di tedeschi e francesi: gli aiuti di Stato per un sostegno alle imprese avverranno «anche mediante crediti d'imposta, nei settori strategici per la transizione verde che subiscono l'impatto negativo delle sovvenzioni estere o degli elevati prezzi dell'energia». Insomma, i Paesi che avranno più spazio fiscale potranno varare a piene mani agevolazioni alle loro aziende per controbilanciare i sussidi messi in campo dagli Stati Uniti, con i quali si cercherà anche la via del negoziato. La proposta della Commissione, in tal senso, dovrebbe arrivare dopo il Consiglio di fine marzo.

Al secondo punto, per evitare «la frammentazione del mercato unico», ovvero per dare una mano ai Paesi, come l'Italia, che sono più indebitati, la Commissione dovrà formulare una proposta per rendere «più flessibile» l'utilizzo dei «fondi Ue esistenti». Il riferimento dovrebbe essere a fondi di coesione, RePower Eu, Next Generation e Banca europea per gli investimenti per garantire «la piena mobilitazione dei finanziamenti» a sostegno «tempestivo e mirato dei settori strategici». Partita a parte dovrebbe essere quella sul Pnrr.

Solo alla fine, al quinto punto, si cita il fondo per la sovranità europea voluto dall'Italia, per il quale la Commissione formulerà una proposta prima dell'estate 2023. E se i tempi saranno quelli del price cap, verso il quale la Germania era altrettanto contraria, allora toccherà aspettare parecchio. Nei restanti punti si parla di modifica alla normativa degli appalti pubblici, riforma del mercato dell'energia elettrica e iniziative per sopperire alle carenze di manodopera per la transizione verde.

A margine di tutto, in ogni caso, emerge una grande confusione in Europa, con posizioni confliggenti dei tre più grandi Paesi: Francia e Germania da una parte e Italia dall'altra. E negoziati lunghi, per risposte che invece dovrebbero essere tempestive. Per non parlare della partita del Patto di Stabilità, per il quale l'Italia vorrebbe che non venissero conteggiate le spese per gli investimenti.

Ma anche su questo punto la sfida si preannuncia muscolare con chi ha sempre tifato per austerità e rigore più assoluto.

Commenti