
Aumento di spesa in difesa nero su bianco. Così 31 membri dell'Alleanza atlantica hanno accolto ieri i desiderata di Donald Trump, che a fine vertice ha elogiato i leader e "la passione per i loro Paesi"; che per il tycoon significa accettare di aumentare il budget per riarmo e sicurezza fino al 5% del Pil entro il 2035. Tutti convinti, tranne una nazione europea, la Spagna. "Terribile", la definisce il presidente americano all'Aia, "vuol rimanere al 2%, unica che non paga, molto male, quando negozieremo per un accordo commerciale le faremo pagare il doppio - minaccia Trump rivolgendosi a una reporter iberica - dica di pagare la quota Nato".
Sostenendo che il suo Paese è stato "rigoroso" nello stabilire al 2,1% del Pil le spese militari, il premier Sánchez lascia il vertice spiegando che "vincono Nato e Spagna", così come "sicurezza e welfare", chiarendo che Madrid vuol rispettare gli impegni con la Nato da "Paese affidabile". Ma la sigla in Olanda è solo "un'intesa di massima"; firmata rivendicando il diritto a maggior flessibilità. Farà ciò che dicono le Forze armate iberiche, non quello che dice Trump. Per la premier danese Frederiksen, "la Spagna sta sbagliando, non capisco Sánchez". Ma il segretario generale della Nato, Rutte, nega sia un problema. "Date le minacce dei russi, non c'è alternativa al 5%", sostiene, rispondendo poi alla polemica sul messaggio di elogio a Trump inviato alla vigilia del vertice, reso pubblico dal tycoon, in cui l'olandese si beava del fatto che l'Europa pagherà molto: "Non è imbarazzante, enunciavo un fatto, non saremmo dove siamo ora se Trump non fosse stato eletto di nuovo, non ho problemi che l'abbia pubblicato, abbiamo posto le basi per una Nato più equa e più letale".
In realtà i malumori al vertice sono palpabili, specie nell'Ue. Che però cede al pressing di The Donald, il quale si intesta "una vittoria monumentale per gli Usa, portavamo un peso ingiusto, ma è anche una vittoria per l'Europa e la civiltà occidentale". In cambio, Trump rimodula i toni recenti. Sostegno agli europei. Riaffermato l'articolo 5 sulla difesa reciproca: "Un attacco a uno è un attacco a tutti", si legge nella dichiarazione di fine summit. "Uniti per salvaguardare libertà e democrazia". Ribadito anche il supporto "duraturo" degli alleati a Kiev, "la cui sicurezza contribuisce alla nostra", includendo nel calcolo di spesa "contributi diretti alla difesa ucraina e alla sua industria". Trump incassa e tende la mano, elogiando a sua volta i leader Ue: "Me ne vado sapendo che siamo qui per aiutarli, hanno bisogno di protezione Usa, vedremo per il futuro". Insomma, non più disimpegno minacciato da Washington.
Il cancelliere tedesco Merz parla di "storico summit, segnale di forza di fronte ai possibili avversari" invitando a "prendere con serietà il revisionismo russo". Nella dichiarazione finale Nato si fa riferimento "in particolare alla minaccia a lungo termine rappresentata dalla Russia e dal terrorismo". Al 5% si arriverà sommando il 3,5% di Pil in difesa propriamente detta, mezzi e truppe incluse, e un 1,5% annuo destinato a proteggere infrastrutture critiche, cyber-sicurezza, innovazione e rafforzamento industriale. La traiettoria di spesa sarà rivista nel 2029 alla luce degli obiettivi. Il Regno Unito sta già per espandere il suo deterrente nucleare acquistando uno squadrone di caccia made in Usa con testate tattiche, annuncia il Guardian: 12 dei jet F-35A in grado di trasportare anche la bomba statunitense B61-12, con una potenza esplosiva tre volte superiore all'ordigno sganciato su Hiroshima.
"In epoca di incertezza non possiamo più dare per scontata la pace", taglia corto il premier britannico Starmer. Coglie l'attimo, il presidente francese Macron: "Ora è importante, tra alleati, tornare a una vera pace commerciale".