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Omofobia, se la lotta alle discriminazioni diventa un bavaglio politically correct

Il senatore di Forza Italia Lucio Maran: "No a leggi liberticide che col pretesto di combattere l'omofobia cancellerebbero la libertà d'espressione e la libertà religiosa"

Omofobia, se la lotta alle discriminazioni diventa un bavaglio politically correct

Tutte le maggiori istituzioni del nostro Paese hanno celebrato ieri la giornata mondiale contro l'omofobia. Il premier Giuseppe Conte ricorda su Facebook che "la Giornata internazionale contro l'omofobia non è una semplice ricorrenza, un'occasione celebrativa. Deve essere anche un momento di riflessione per tutti e, in particolare, per chi riveste ruoli istituzionali ad attivarsi per favorire l'inclusione e il rispetto delle persone". Per questo, aggiunge il premier, "il mio invito a tutte le forze politiche perchè possano convergere su una legge contro l'omofobia che punti anche a una robusta azione di formazione culturale: la violenza è un problema culturale e una responsabilità sociale".

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sottolinea che le "discriminazioni basate sull'orientamento sessuale" costituiscono "una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana che trovano, invece, specifica tutela nella nostra Costituzione e nell'ordinamento internazionale". A sinistra, la senatrice Pd Monica Cirinnà sottolinea come "episodi di intolleranza e violenza (fisica e verbale) sono ancora all'ordine del giorno e anche a livello legislativo sono troppi i passi da fare sulla strada dell'eguaglianza. Certo - osserva - aumentano le denunce e cresce l'indignazione nella popolazione, segno che negli ultimi anni è cresciuta la conoscenza, e sono diminuiti i pregiudizi. Ma c'è molto di cui preoccuparsi, e l'emergenza sanitaria ha ulteriormente aggravato le disuguaglianze e le vulnerabilità sofferte da tante persone Lgbt+, specie giovani, dalle persone trans e dalle famiglie arcobaleno".

È indubbio che esistano gravi fenomeni di intolleranza che vanno contrastati e che nel 2020 non sono più tollerabili. Ma attenzione all'ossessione politically correct, frutto della politica dell'identità, così come la definisce il politologo Francis Fukuyama. Il rischio di una legge contro le discriminazioni può celare una legge lesiva delle libertà d'espressione, come ricorda correttamente Lucio Maran, senatore di Forza Italia: "Nella giornata contro l'omofobia bisogna dire un chiaro no all'odio, alle molestie e alla violenza nei confronti delle persone di qualunque orientamento sessuale. Ma voglio sia chiaro un no a leggi liberticide che col pretesto di combattere l'omofobia cancellerebbero la libertà d'espressione e la libertà religiosa". Da anni, osserva, "circolano proposte di legge che se approvate colpirebbero con multe e carcere tutte le persone, tutte le chiese, tutti i gruppi che ritengono che famiglia sia ciò che chiaramente intendevano i costituenti quando approvarono l'articolo 29 della Costituzione. Non si può mettere fuori legge chi è contrario al matrimonio gay, approvato con imbrogli di contenuto e di procedura con la legge Cirinnà, chi è contrario alle adozioni per le coppie dello stesso sesso, chi è contrario alla barbarie dell'utero in affitto e all'indottrinamento gender nelle scuole in violazione", aggiunge.

Inutile ignorare la questione: dietro ad alcune (condivisibili) rivendicazioni possono celarsi gravi pericoli, soprattutto per chi crede nella famiglia tradizionale o è contrario alle adozioni per le coppie dello stesso sesso, all'utero in affitto e all'indottrinamento "gender" nelle scuole. Dopotutto, che certa sinistra progressista e politicamente corretta voglia distruggere la famiglia come istituzione è lecito pensarlo. Che voglia mettere un bavaglio a chi la pensa diversamente, in nome del pensiero unico politicamente corretto, è altrettanto possibile. Una propensione totalitaria tipica della sinistra liberal. Nel frattempo, come ricorda La Verità, da una delle maggiori fabbriche del pensiero globalista continuano a giungere inviti a distruggere la famiglia. Alla fine di marzo, infatti, il sito Open Democracy - finanziato da enti come la Ford Foundation, la Atlantic Philanthropies, la Rockefeller Brothers Fund e la Open Society Foundations di George Soros - ha pubblicato un articolo della femminista radicale Sophie Lewis intitolato "La crisi del coronavirus dimostra che è tempo di abolire la famiglia".

Nell'editoriale pubblicato su OpenDemocracy, Lewis fa capire che lo slogan "Restate a casa" rappresenta - secondo la sua visione - un problema. Le famiglie nucleari, scrive, "rappresentano il luogo dove ci si aspetta che ci ritiriamo tutti intuitivamente per prevenire la malattia. 'Restare a casa' è ciò che in qualche modo dovrebbe evidentemente mantenerci sani. Ma ci sono diversi problemi con questo approccio" spiega. E quali? "Le persone queer- osserva -specialmente quelle molto vecchie e molto giovani, non sono sicuramente al sicuro lì [casa e in famiglia]". Ora il sito finanziato dai milionari globalisti pubblica un altro articolo, altrettanto feroce, sempre contro la famiglia. L'autrice è Sophie Silverstein, studiosa di questioni di genere. A suo dire, la crisi del coronavirus mostra quanto sia necessario ripensare "le strutture famigliari obsolete e inadeguate", procedendo alla "abolizione della famiglia".

Insomma, giusto dire no alle discriminazioni ma attenzione a chi vuole limitare la libertà di parola e di espressione in nome del politcally correct e di crociate pericolosamente ideologiche.

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