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Open, caso Renzi al Senato. Anche il Pd pronto a dire sì alla sua richiesta di tutela

Matteo Renzi gioca il jolly dell'immunità

Open, caso Renzi al Senato. Anche il Pd pronto a dire sì alla sua richiesta di tutela

Matteo Renzi gioca il jolly dell'immunità. E spera nell'asse con il centrodestra per neutralizzare la campagna mediatica e giudiziaria sul caso Open, l'inchiesta della Procura di Firenze sui finanziamenti ricevuti dalla fondazione riconducibile all'ex presidente del Consiglio. Ma quando la giunta delle Immunità del Senato sarà a chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di Renzi, di non concedere ai magistrati di Firenze l'utilizzo delle intercettazioni allegate al fascicolo Open, potrebbe arrivare anche il voto favorevole del Pd.

La senatrice Anna Rossomando, unica rappresentante dei dem in giunta, al momento non si sbilancia. Lo staff fa sapere che «la decisione sarà presa esclusivamente sulla base di una valutazione della documentazione. Senza alcuna valutazione politica o pregiudizio nei confronti di Renzi».

Il caso Open rappresenta un unicum nelle decisioni della giunta. Per la prima volta non è la Procura a formulare la richiesta per l'utilizzo di intercettazioni. Ma un senatore (Renzi) che chiede al Senato di non autorizzare i magistrati all'uso delle conversazioni telefoniche. Una «renzata», insomma. Il leader di Iv, nonostante all'epoca dei fatti contestati non fosse parlamentare, invoca l'applicazione l'articolo 68 della Costituzione sull'immunità.

Domani alle ore 20 il caso Open-Renzi inizierà il suo iter nella giunta delle immunità presieduta dal senatore Fi Maurizio Gasparri.

Il voto sulla relazione finale arriverà a fine settimana. Al massimo a inizio della prossima. Potrebbero essere richieste le audizioni. Non si decide subito.

La scelta della relatrice, la senatrice di Fi Fiammetta Modena, avvocato con posizioni garantiste, segna un punto in favore del senatore di Rignano. Ma in giunta la partita diventa politica: l'esito potrà certificare l'asse politico tra Iv e centrodestra. Le prove generali di un'intesa da ripetere in occasione del voto per il prossimo capo dello Stato. Asse che nasce sulla giustizia, tema sempre caro al centrodestra. Ma anche il Pd potrebbe accogliere la richiesta del leader Iv. Lasciando gli alleati Cinque stelle «isolati» sulle posizioni giustizialiste. Ecco cosa dicono i numeri. Renzi, senza il sostegno di Forza Italia e Lega, è spacciato. Sono 23 i componenti della giunta: Forza Italia (3), Lega (6), Iv (3), Fdi (2), Pd (1), M5S (3), Leu (1), Misto (4).

La linea in Forza Italia è abbastanza chiara: «Sì alla richiesta di Renzi sul no all'uso delle intercettazioni», riferisce al Giornale una fonte azzurra.

C'è poi la Lega. Anche il partito di Matteo Salvini è orientato ad accogliere la richiesta dell'ex leader Pd.

Scontato il voto favorevole dei tre esponenti di Italia Viva (Francesco Bonifazi, Salvatore Cucca e Nadia Ginetti). Il partito di Giorgia Meloni ha due componenti: Lucio Malan e Alberto Balboni. La decisione sarà presa solo dopo la lettura delle carte. Anche in caso di astensione da parte di Fdi, Renzi dovrebbe incassare il via libera allo scudo sulle intercettazioni. Leu ha un solo componente: Pietro Grasso che dovrebbe votare contro l'immunità. Occhi puntati sul Pd: la senatrice Rossomando, da sempre vicina alla linea garantista, riflette. E tiene in ansia il rottamatore. Pur sommando i voti grillini (3), del gruppo Misto (4) e di Leu (1) si arriva a 8. Il pallottoliere è dalla parte di Renzi.

Ma ha una strada obbligata: l'accordo con Fi e Lega.

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