La pace di Gaza non fa deporre le armi alle opposizioni. In Aula, prima alla Camera e poi al Senato, c'è il ministro degli Esteri Antonio Tajani per un'informativa dopo il cessate il fuoco in Medio Oriente. Il governo di centrodestra auspica l'unità delle forze politiche, maggioranza e opposizione, nel sostenere il consolidamento della pace, affidando all'Italia un ruolo chiave nella missione a Gaza. Unità che però non arriva. I partiti di opposizione pongono una condizione: prima il riconoscimento della Palestina. E lamentano l'assenza in Aula del presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Al Senato il capogruppo Pd Francesco Boccia non risparmia attacchi all'esecutivo: "Tajani ci saremmo aspettati oggi parole sul futuro, perché la cronaca di questi giorni è nota a quest'Aula. La relazione del ministro è stata invece burocratica e gli interventi della maggioranza sono stati intrisi di analisi di parte e di molte omissioni. La tregua a Gaza è un sollievo ma non rappresenta la pace. Ieri come oggi a Gaza si continua a morire". E Nicola Fratoianni spinge: "Perché la tregua si tramuti in pace mancano ancora troppe cose ed è in questa assenza che si sviluppa il territorio della politica ed è qui che la sua informativa ministro Tajani è stata più debole e fragile".
Cauto Matteo Renzi: "È un primo passo storico e sottovalutarlo è un errore clamoroso ma questa pace non ha nomi europei, nessuno cerchi di metterci il cappello". Per il leader Iv "nessuno può credere al provincialismo di chi dice che la pace l'ha fatta il governo italiano o di chi dice che la pace l'hanno fatta le piazze. La pace l'ha fatta la politica mondiale, in cui l'Europa non ha toccato palla", osserva. "Vogliamo capire il ruolo del governo italiano in questo frangente politico, che non può essere solo l'approvazione del piano Trump", esorta il leader di Azione Carlo Calenda. "Nessuno si illuda che con questo piano ci sarà uno Stato palestinese: ci saranno dei palestinesi che vivranno come pellerossa nelle riserve e saranno forza lavoro per i casinò di Gaza".
In Aula a Montecitorio si discute anche del rinnovo del memorandum tra Italia e Libia. Approvata la mozione di maggioranza per la gestione dei flussi migratori. Il documento, che ha come unico impegno al governo quello di "proseguire la strategia nazionale di contrasto ai trafficanti di immigrati e di prevenzione delle partenze dalla Libia, fondata sul Memorandum del 2017, procedendo al rinnovo dello stesso", ha avuto 153 voti favorevoli, 112 contrari e 9 astensioni. Bocciate le due mozioni presentate dalle opposizioni, entrambe con parere negativo del governo. In particolare, quella proposta da Pd, Avs, Iv e Più Europa che chiede al governo di "non procedere a nuovi rinnovi automatici del Memorandum con la Libia, sospendendo immediatamente ogni forma di cooperazione tecnica, materiale e operativa che comporti il ritorno forzato di persone verso il territorio libico" nell'ottica di una revisione integrale degli accordi bilaterali con la Libia.
E quella del M5s che prevede "l'interruzione del rinnovo automatico del Memorandum al fine di procedere alla sua revisione".
Dal fronte del centrodestra la senatrice Michaela Biancofiore ricorda: "Bene fa il presidente americano a sorvolare sulla creazione dello Stato di Palestina perché saranno come è giusto i palestinesi a decidere nel pieno rispetto
dell'autodeterminazione dei popoli sancita dall'Onu. La pace va sostenuta e protetta da chi vuole sabotarla come è già accaduto ieri ad opera dei terroristi di Hamas che hanno trucidato in piazza sette dissidenti palestinesi".