
Rimini - Mario Draghi torna al Meeting di Rimini per la terza volta in cinque anni, dopo aver partecipato nel 2020, anno del Covid e nel 2022, negli ultimi mesi della sua esperienza a Palazzo Chigi. Lo fa per far risuonare, da europeista convinto, un forte campanello d'allarme sulla disaffezione e l'irrilevanza in cui sta precipitando l'Europa in questo particolare momento e contesto storico. "Per anni l'Unione Europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e peso nelle relazioni commerciali internazionali. Gli eventi recenti hanno giustizia di questa illusione. Quest'anno sarà ricordato come l'anno, in cui questa illusione è evaporata", sostiene l'ex presidente del Consiglio. "Abbiamo dovuto rassegnarci - spiega - ai dazi imposti dal nostro più grande partner commerciale e alleato di antica data, gli Stati Uniti. Siamo stati spinti dallo stesso alleato ad aumentare la spesa militare, una decisione che forse avremmo comunque dovuto prendere, ma in forme e modi che probabilmente non riflettono l'interesse dell'Europa". Un ruolo periferico che si riflette anche nell'incapacità di incidere nel conflitto russo-ucraino. "L'Unione Europea, nonostante abbia dato il maggior contributo finanziario alla guerra in Ucraina, e abbia il maggiore interesse in una pace giusta, ha avuto finora un ruolo abbastanza marginale nei negoziati per la pace. Nel frattempo la Cina ha apertamente sostenuto lo sforzo bellico della Russia" e le proteste europee hanno avuto poco effetto: "La Cina ha chiarito che non considera l'Europa come un partner alla pari e usa il suo controllo nel campo delle terre rare per rendere la nostra dipendenza sempre più vincolante".
Questa incapacità di incidere sta sempre più erodendo il consenso verso le istituzioni europee. "Non è sorprendente che lo scetticismo nei confronti dell'Europa abbia raggiunto nuovi picchi. Ma è importante chiedersi quale sia veramente l'oggetto di questo scetticismo. Non riguardai valori su cui l'Unione Europea era stata fondata: democrazia, pace, libertà, indipendenza, sovranità, prosperità, equità e un sistema di social welfare probabilmente il più sviluppato al mondo". "Credo piuttosto" continua Draghi "che lo scetticismo riguardi la capacità dell'Unione Europea di difendere questi valori. I modelli di organizzazione politica, specialmente quelli sovrastatali, emergono anche per risolvere i problemi del loro tempo. Quando questi cambiano, tanto da rendere fragile e vulnerabile l'organizzazione preesistente, questa deve evolversi".
Bisogna capire insomma che siamo di fronte a un contesto totalmente nuovo e agire di conseguenza. "La vittoria di Donald Trump ha dato la sveglia, la risposta dovrebbe essere: stringiamoci tutti insieme, impariamo ad andare d'accordo, l'inazione è il peggior nemico dell'Europa". In questo senso "la presenza cinque leader europei nell'ultimo confronto con Donald Trump è stato una manifestazione di unità che vale più di tante riunioni a Bruxelles".
Se Draghi si rivolge ai giovani invitandoli a credere nell'Europa e a "trasformare il loro scetticismo in azione", Sergio Mattarella, nel suo messaggio indirizzato al Meeting, invita i ragazzi a farsi "costruttori di comunità, costruttori di convivenza, di pace, di partecipazione, di solidarietà.
Costruttori di una società capace di governare i mutamenti restando umana nelle fondamenta e nella civiltà. Non possiamo dare per scontate le conquiste che le precedenti generazioni ci hanno trasmesso. Costruire è rimettersi in cammino nella storia. Anche se questo richiede di attraversare territori difficili".