Coronavirus

"Ora l'epidemia è in fase acuta. Si valutino strette locali"

Di un tempestivo rafforzamento delle misure e della necessità di decidere mini-lockdown in questa fase "acuta" dell'epidemia parla anche il report settimanale dell'Istituto superiore di sanità.

"Ora l'epidemia è in fase acuta. Si valutino strette locali"

Di un tempestivo rafforzamento delle misure e della necessità di decidere mini-lockdown in questa fase «acuta» dell'epidemia parla anche il report settimanale dell'Istituto superiore di sanità. Il virus, ormai, circola in tutto il Paese. I casi sintomatici sono quasi raddoppiati e i ricoveri aumentati. L'indice di contagio (RT) nazionale è ora a 1,17, in 18 Regioni è sopra l'1. I valori più alti in Valle d'Aosta (1.53), Piemonte (1.39) e Provincia autonoma di Bolzano (1.32). A stare meglio Basilicata (1), Calabria (0.94), Molise (0.83). Il progressivo peggioramento dell'epidemia, segnalato da undici settimane, si riflette in un aggravio di lavoro sui servizi sanitari territoriali. La trasmissione locale del virus, diffusa su tutto il territorio, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti soprattutto in ambito familiare. In lieve aumento i cluster in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambito intra-scolastico. Viene poi sottolineato che il tracciamento dei casi e dei loro contatti e la conseguente riduzione nei tempi tra l'inizio della contagiosità e l'isolamento «restano elementi fondamentali per il controllo dell'infezione».

Anche il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe mostra l'incremento esponenziale del trend dei contagi, raddoppiati nell'ultima settimana. Tendenza che si riflette sulla curva dei pazienti con sintomi e in terapia intensiva.

«Con l'aumentare vertiginoso dei numeri il dato nazionale non rende conto delle marcate differenze regionali e provinciali che richiedono provvedimenti più restrittivi al fine di circoscrivere tempestivamente tutti i focolai», sostiene Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione.

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