Il mio ultimo libro è uscito da pochi mesi ma non vorrei fosse già obsoleto: il sottotitolo, Contro l'invasione, fa pensare a un'aggressione a cui ancora ci si possa opporre ma la notizia che arriva da Londra fa temere che i giochi siano ormai fatti. L'ufficio nazionale di statistica rende noto che nel 2015 tra Inghilterra e Galles il nome più comune fra i nuovi nati è stato Maometto, nelle sue numerose forme: Mohammed, Muhammad, Mahmud... Oliver (come Oliver Twist) è solo al secondo posto, Harry (come Harry Potter) solo al quarto e questo significa che Dickens e J.K. Rowling stanno cedendo spazio al Corano. I nomi non sono infatti semplici suoni bensì veicoli di cultura e un conto è chiamarsi come un orfanello di buon cuore o un maghetto alla ricerca della pietra filosofale, altro, altrissimo conto è chiamarsi come il fondatore di una religione che ha passato buona parte della sua vita a scannare infedeli. Un nome può essere una bomba a tempo, un ragazzo frustrato di Birmingham o di Manchester è più portare a credere che un califfo possa risolvere la sua vita se si chiama come colui che scrisse: «Uccidete gli idolatri dovunque li troviate, prendeteli, circondateli, appostateli ovunque in imboscate». Come esiste il richiamo della foresta, esiste il richiamo dell'onomastica.
Si è discusso tanto di Brexit ma forse la Gran Bretagna dall'Europa era già uscita, senza attendere il responso delle urne: semplicemente col responso dei reparti maternità. Non solo la Gran Bretagna: Mohammed è il primo nome anche a Bruxelles, proprio nella capitale da cui vengono continuamente moniti europeisti: più Europa di qui, più Europa di là... Ma di che Europa cianciano? In una città dove la metà dei bambini è di religione islamica, e dove i musulmani praticanti sono il 19 per cento e i cattolici praticanti il 12 (sono brutte notizie che mi ha dato Giulio Meotti del Foglio), parlare di Europa è parlare, alla maniera di Metternich, di un'espressione geografica. Con la differenza che il cancelliere austriaco quando definiva in questo modo l'Italia aveva torto: dopo pochi anni gli italiani dimostrarono di essere un fatto storico, un popolo unito dalla lingua, dall'arte e dalla fede. Mentre le diverse etnie, le diverse religioni e irreligioni che oggi popolano il cuore perduto dell'Unione Europea sono davvero soltanto coabitanti.
Il sorpasso onomastico maomettano è avvenuto anche in molte città olandesi e scandinave, ad Amsterdam, a Rotterdam, a Utrecht, a Oslo... L'Italia in queste classifiche dell'invasione è ancora relativamente indietro, ma a forza di sbarchi e ricongiungimenti possiamo recuperare in fretta.
Per adesso dobbiamo accontentarci dei cognomi: a Milano da qualche anno i signori Hu hanno superato i signor Rossi.
Un altro modo per colmare il divario col Nordeuropa è boicottare qualsiasi tentativo di rilancio della natalità: Fertility Day? Che volgarità, che orrore! Sembra che sia diventato un lavoro sporco, fare figli, meglio dunque farlo fare agli africani. Così saranno loro a dare i nomi agli abitanti dell'Italia di domani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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