Orbán attacca l'Europa: "Suo Pride ripugnante". Schlein, svarioni e dubbi

Dentro il Pd: "Elly ha sbagliato a tirare in ballo l'Italia". Il ddl Zan arenatosi sotto Draghi: la destra non c'era

Orbán attacca l'Europa: "Suo Pride ripugnante". Schlein, svarioni e dubbi
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Mentre le opposizioni, in Italia, continuano ad attaccare il governo, e mentre Elly Schlein finisce anche nel mirino dei suoi per i riferimenti alle leggi contro l'omofobia bloccate nel nostro Paese, è Viktor Orbán che ci va giù pesante contro il Pride di sabato a Budapest. Per il premier ungherese la manifestazione è stata "uno spettacolo ripugnante e vergognoso", orchestrato dall'Ue. "Drag queen sul palco, uomini con i tacchi, volantini sulla terapia ormonale Questo non è orgoglio, è vergogna", scrive sui social Orban. E ancora, il Pride rappresenta "ciò che accadrebbe in Ungheria se non ci fosse un governo nazionale a proteggere la nostra sovranità".

Poi l'accusa all'opposizione ungherese, che secondo il capo del governo avrebbe "ordinato" l'iniziativa. Il tutto, scrive ancora Orbán il giorno dopo la marcia arcobaleno, in combutta con l'Unione Europea. "Bruxelles ha emesso un ordine affinché il Pride si tenesse a Budapest. I loro politici fantoccio hanno eseguito l'ordine", è il commento del premier, che aveva vietato il corteo, svoltosi poi pacificamente tra le strade della capitale dell'Ungheria.

Un appuntamento, quello del Pride, cui ha preso parte l'opposizione italiana al gran completo. In prima fila la segretaria Pd Schlein. Che ne ha approfittato per mettere nel mirino l'Italia. "Nel mio Paese si bloccano le leggi contro l'omofobia", è la critica della leader dem. Un riferimento generico, che presumibilmente si riferisce al discusso ddl Zan, che è stato bocciato, il 27 ottobre del 2021, al Senato con la cosiddetta "tagliola", dopo essere stato approvato, in prima battuta, alla Camera.

Una bocciatura, dunque, che risale all'epoca del governo guidato da Mario Draghi, alla guida di una maggioranza di larghe intese che si sfaldò proprio sulla legge voluta dall'allora deputato dem e attuale europarlamentare. All'epoca, dopo la bocciatura a scrutinio segreto, ci fu anche chi puntò il dito contro una fronda dem di area cattolica. E anche oggi, a mezza bocca, il tema continua a dividere il Pd. "Sarebbe stato meglio non tirare in ballo l'Italia ieri durante il Pride a Budapest", è il consiglio non richiesto che arriva a Schlein da un esponente di rito riformista. Insomma, secondo le minoranze al Nazareno, sarebbe stato meglio non cedere alla tentazione della polemica nostrana.

Tornando al ddl Zan, c'è anche la critica di un attivista sotto a un tweet del senatore di Iv Ivan Scalfarotto. "Hai giustificato le unioni civili anziché il matrimonio egualitario", gli dice, poi lo accusa di aver sostenuto l'esclusione della "identità di genere dalle discriminazioni".

"Non sei più nella posizione di poter parlare per la comunità Lgbtq+", contesta. Scalfarotto pubblica gli screenshot e replica: "Eccolo qua: quello che se la prende con Orbán ma tratta la comunità Lgbtq+ proprio come Orbán fa come l'Ungheria: un monolite con una voce sola".

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