
L'Italia si pone all'avanguardia nel settore del fumo elettronico. Tuttavia, il riconoscimento del vaping come strumento strategico nella riduzione del danno da tabacco tradizionale è ancora indietro. Le istituzioni europee promuovono politiche fiscali e normative che penalizzerebbero il settore, rischiando di compromettere un efficace strumento anti-tabagismo, come evidenziato da statistiche nazionali e internazionali. Questi temi sono stati discussi al convegno «Il fumo elettronico in Italia: dibattito sui profili scientifici ed economici di una filiera di eccellenza», organizzato da Libero a Roma, Palazzo Wedekind. Hanno partecipato Tommaso Cerno (direttore del Tempo), il Professor Fabio Beatrice (primario emerito all'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e direttore del Board scientifico del MOHRE), il Professor Giacomo Mangiaracina (medico chirurgo e docente all'Università Sapienza di Roma), la Dottoressa Francesca Torricelli (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), Umberto Roccatti (Presidente di ANAFEConfindustria), la Senatrice Elena Murelli, il Senatore Dario Damiani, l'Onorevole Ylenja Lucaselli e l'eurodeputato Pietro Fiocchi.
Durante l'evento, Alessandra Ghisleri (Euromedia Research) ha presentato un sondaggio che rivela una scarsa informazione dei fumatori tradizionali sulle sigarette elettroniche (solo il 44% si sente informato), alte percentuali di chi ha iniziato a svapare per minimizzare i danni (28,4%) o per abbandonare il fumo (20%), un'alta soddisfazione tra i vaper (82%) e miglioramenti nella salute (65%).