Non c'è limite agli orrori di Facebook. Quando si pensa che il fondo sia ormai stato toccato, ecco sprofondare in una nuova voragine di orrore. Wuttisan Wongtalay, 20 anni, ha ucciso la figlia di un anno e dopo si è impiccato in un palazzo abbandonato di Phuket, in Thailandia. Tutto in diretta via social.
A lanciare l'allarme Jiranuch Trirat, 21enne madre della piccola Beta e compagna del killer, che non ha potuto far altro che assistere inerme all'omicidio della figlia e al suicidio dell'uomo. Un gesto folle che, dalle prime indagini, è maturato dopo l'ennesimo scatto d'ira di Wuttisan: l'uomo, infatti, era ossessionato dall'idea che Jiranuch avesse degli amanti. Nella notte del 23 aprile, in preda alla rabbia e alla gelosia, ha mandato un messaggio alle 3 alla compagna minacciandola di morte.
«Ho controllato il telefono in piena notte e ho letto le minacce - ha raccontato la donna in lacrime a Phuket News -. Ero spaventata a morte e sono scappata lasciando Beta a casa con lui. Quando sono tornata nel pomeriggio la mia bambina e Wuttisan non c'erano più: ho provato a chiamarlo più volte per chiedergli di riportare a casa Beta, ma non sono riuscita a contattarlo. Poi sono entrata su Facebook. Ho visto il video e ho chiamato la polizia». Quando gli agenti sono arrivati nel palazzo abbandonato dove Wuttisan era stato individuato, era ormai troppo tardi: gli investigatori hanno trovato lui e le figlia appesi a una corda che pendeva dal soffitto.
«Si tratta di un omicidio-suicidio dettato da una gelosia folle - ha detto Sanit Nookhong, portavoce della polizia - Abbiamo ricevuto una chiamata d'emergenza alle 18.30 da Jiranuch e sono state avviate le ricerche, ma era troppo tardi: il video era stato pubblicato alle 17.45. Wuttisan pensava che la fidanzata avesse altri uomini e ha deciso di vendicarsi.
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