Non si capisce l'ottimismo del nostro premier in una situazione congiunturale tutt'altro che tranquilla, dato il sommarsi del Dieselgate al rallentamento cinese, che spinge il Fondo Monetario a rettificare al ribasso le stime di crescita mondiali per il 2016. I dati sull'aumento dell'occupazione ad agosto non sono buoni. Infatti mentre è migliorato, ma di poco, il quadro globale, è peggiorato quello dell'occupazione giovanile.
Anno su anno abbiamo un aumento del 10% dei disoccupati delle classi di età giovanili e un aumento dello 0,9% del tasso di inattività dei giovani. L'aumento d'occupati di agosto riguarda soprattutto i contratti a termine. O si tratta di contratti connessi ai servizi turistici, la cui stagione è migliorata, data la fuga dei turisti dai Paesi del Nord Africa oppure di contratti in settori in cui le previsioni sul futuro rimangono incerte. Ci sono altri due dati allarmanti. L'aumento di occupazione non si accompagna a un pari aumento del Pil, che è un po' inferiore.
Ciò significa che la produttività non è aumentata, perché il prodotto per addetto è diminuito. Inoltre la ripresa dell'occupazione non si accompagna a una riduzione dei prezzi, abbiamo ancora una tendenza alla deflazione, che indica la debolezza della domanda interna. L'ottimismo di Renzi non è condiviso da chi fa la spesa. In questo quadro la legge di Stabilità che il governo sta varando, è un azzardo. L'autorità di supervisione del bilancio esprime riserve sui margini di flessibilità chiesti dal governo a Bruxelles perché l'Europa dà l'assenso all'aumento del deficit di bilancio solo in relazione a altre riforme, che non ci sono. E la deroga europea per gli investimenti vale solo per quelli aggiuntivi. La Banca d'Italia boccia sostanzialmente la manovra perché il margine di flessibilità chiesto è pericoloso per il rapporto debito-Pil.
E ci sono rischi non valutabili derivanti dal caso Volkswagen e dal rallentamento in Cina che potrebbero incidere sulle previsioni del Pil e sulle entrate e le spese. C'è anche un dissenso della Banca d'Italia sulla priorità della detassazione della prima casa anziché del lavoro, analoga a quella di Bruxelles. Essa potrebbe esser superata se il finanziamento non fosse in deficit. Ma la spending review dà scarsi risultati. E in parte il finanziamento del bilancio del 2015 viene effettuato col gettito del condono per il rientro dei capitali, la cosiddetta voluntary disclosure . Questo gettito sarà forse di 2 miliardi, ma una tantum. La Banca d'Italia osserva che l'abrogazione della tassazione della prima casa per esser efficace per la domanda globale deve esser considerata permanente.
Ma ciò non appare, dato che le coperture della legge di Stabilità sono in parte con maggior deficit, in parte con una tantum. Dovremmo tagliare le spese, liberalizzare; tagliare la tassa sulla casa e ridurre le aliquote progressive dell'Irpef con i risparmi fatti. Non ribaltare i problemi sul futuro, con incertezze sugli esiti e imprudenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.