Paola Egonu alza e schiaccia ancora sull'Italia: "Paese razzista"

La pallavolista in conferenza stampa è tornata ad accusare la nazione dove è nata e ha ottenuto il successo. Ora dovrebbe restituire il cavalierato che ha ricevuto dal presidente Mattarella

Paola Egonu alza e schiaccia ancora sull'Italia: "Paese razzista"

Paola Egonu, di anni trentaquattro, pallavolista del VakifBank di Istanbul, ex azzurra (pentita) della nazionale, cavaliere al merito della Repubblica Italiana, a firma Sergio Mattarella. La premessa è necessaria per comprendere il motivo del contendere. Ieri in conferenza stampa ha detto quanto segue: «L'Italia è un Paese razzista ma non tutti sono razzisti o tutti cattivi, ma se mi chiedete se c'è razzismo la risposta è sì. L'Italia sta migliorando da questo punto di vista e non voglio fare la vittima, ma dico come stanno le cose». E qui è partito l'applauso, secondo usi e costumi di una parte della sala stampa felice e convinta di essere innocente. Quindi la Egonu ha accennato anche all'eventualità di un rientro nei ranghi azzurri: «Tornare a giocare nella Nazionale? Sto metabolizzando tutto, ma se ci dovesse essere la possibilità, sì lo farei». In un'intervista rilasciata a Vanity Fair aveva specificato: «Se mai dovessi avere un figlio di pelle nera, vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri. Vale la pena, dunque, far nascere un bambino e condannarlo all'infelicità?». Aveva inoltre rivelato di essere stata bullizzata dalla maestra, all'asilo, che le aveva impedito di andare in bagno e lei se l'era fatta addosso. Altre parole sparse: «se incontrassi Giorgia Meloni le direi la stessa cosa che direi a tanti potenti: quando vedete la gente soffrire, come fate ad andare a dormire sereni?».

Il dubbio non è amletico, il tormento esibito però è da repertorio, il copione ha previsto nuovi capitoli a Sanremo. Il frullato misto di parole non dovrebbe far dimenticare come l'atleta, a seguito del flop della nazionale, abbia abbandonato l'Italia, spiegando che la sua crisi era causata da un apprezzamento volgare rivolto alla sua pelle, attribuito a un tifoso italiano, però rivelatosi un idiota giornalista brasiliano. La crisi fu superata scegliendo una nuova esperienza, in Turchia, sito che notoriamente ha un respiro democratico migliore rispetto all'Italia. Ora la stessa Egonu annuncia un probabile ripensamento, il possibile ritorno in Nazionale che diventa un specie di albergo a ore, con la porta girevole, pronta ad aprirsi al suo arrivo e ad accoglierla, per un giorno soltanto, cercando noi di essere tolleranti e lei generosa o smemorata nell'indossare la maglia di un Paese però razzista. Potrebbe anche approfittare restituendo il cavalierato, come altri artisti internazionali, dello spettacolo e dello sport. La giostra di idee e di parole è abbastanza infantile e qui non c'entra la maestra d'asilo. Ciò che maggiormente stupisce, per usare un verbo morbido, è questa passerella di propaganda vuota, l'Italia è razzista però sta migliorando, dove, come, quando? Quale è la nostra percentuale di xenofobia? Dieci, venti, quaranta?

L'exit pool della Egonu dovrebbe rassicurarci, il peggio sembra alle nostre spalle. Altra domanda: esistono leggi razziali a noi sconosciute e individuate dalla pallavolista? C'è, nel sentire comune, il rifiuto o il fastidio di vedere nascere una creatura di colore? Esistono forme ufficiali di apartheid, nel lavoro, nella politica, nello sport? Di certo c'è una crescente maleducazione, il palco di Sanremo ne ha offerto esempio, sono saltati alcuni cardini come il senso del rispetto, si celebra l'articolo 21 ma si dimentica la negazione dello stesso in epoca Covid, ci sono i cori incivili negli stadi, come in Spagna e in Francia, l'insulto è una forma di riconoscimento del branco, il razzismo è un piaga sociale di miserabili individui.

Paola Egonu ha condito le sue parole con sorrisi inutili, l'argomento serio è stato da lei trasformato in una esibizione come le altre gag festivaliere che ormai fanno parte del copione, là dove la discriminazione c'è ed è politica, dunque degna di comprensione, di applauso e di riverenza dalla stampa amica e fiancheggiatrice. Sembra che a Sanremo sia stata affidata la missione di cambiare l'Italia, i messaggi quotidiani, nei testi delle canzoni e negli interventi degli ospiti, rientrano nella logica dell'etica unica in dotazione esclusiva a una parte politica e/o ideologica. Il resto è inferno.

Paola Egonu ha sbagliato il tempo e la forma, siamo italiani cafoni, scostumati, a volte bulli e rozzi, ma non certamente razzisti, dalla xenofobia non si migliora. Tutto il resto è semplice propaganda. E il teatro Ariston lo sta dimostrando.

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