"Un Papa fragile ma forte. L'emozione lo rende vero"

Lo psicologo: "Prevost si è mostrato con occhi lucidi e voce ferma. Far trasparire l'anima è rivoluzionario"

"Un Papa fragile ma forte. L'emozione lo rende vero"
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A quanti battiti all'ora pulsa il cuore quando sei Papa da mezz'ora e stai per affacciarti al mondo? È sufficiente raccogliersi per una manciata di minuti nella stanza delle lacrime per rendersi conto?

Assieme a David Lazzari, presidente uscente dell'Ordine degli psicologi, abbiamo provato a leggere l'emozione di Robert Francis Prevost poco prima della sua presentazione. Insomma, uno di quei momenti surreali, in cui un uomo sente sulle spalle tutto: secoli di passato, il futuro della Chiesa, la responsabilità di fronte a quell'attesa pulita della gente che aspetta una frase, una parola per commuoversi e che si commuove anche se quella frase non arriva.

Lazzari, nei primi momenti del suo discorso, Prevost sembrava fermo e ben capace di gestire l'emozione. Ma quando le telecamere hanno zummato, erano evidenti gli occhi lucidi.

«Sin dai primi momenti Papa Leone ha mostrato un volto umano, capace di emozionarsi e trasmettere emozione: il suo saluto iniziale intriso di parole semplici ma potenti, la sua commozione non nascosta, il tono emozionato ma al contempo deciso della voce hanno creato una forte intensità che ha colpito non solo i credenti ma anche chi si sente lontano dalla religione».

Pensando alla sua gestualità e al tono della voce, che profilo psicologico è emerso? Freddo e di dottrina alla Ratzinger o tenero alla Bergoglio?

«Ha trasmesso una sensazione di autenticità perché è apparso vulnerabile e semplice ma anche autorevole e forte nella sua fede. Non un Pontefice distaccato ma un essere umano che vive in pieno il peso e il valore della sua missione, con timore, gratitudine e coraggio. E tutte queste caratteristiche sono emerse. Leone XIV non ha celato l'uomo».

Non ha celato l'uomo ma ha dimostrato un grande controllo dell'emotività.

«Traspare l'equilibrio interiore tra solennità del ruolo e consapevolezza dei limiti umani: un equilibrio che si riflette in una comunicazione empatica e profonda, immediata, capace di risvegliare un senso collettivo di coinvolgimento e di appartenenza».

Ha gesticolato poco, ha letto il discorso anziché andare a braccio. Ma la spiritualità è emersa, anche se non ci sono state «battute» alla Papa Francesco a scaldare la piazza.

«In questa epoca di leader aggressivi questa trasparenza emozionale è rivoluzionaria perché mostra che fragilità e forza possono convivere e rendono più veri. Più che nelle parole è questa immagine che crea un forte impatto emotivo che penso potrà non solo promuovere una spiritualità più accessibile ma anche una capacità di riflessione e di condivisione di cui abbiamo molto bisogno».

Spostando l'attenzione sui fedeli di San Pietro: la voglia di festeggiare, il desiderio di condividere e di commuoversi. Cosa vede dietro tutto questo?

«Questa volta più che in passato, con il saluto a Papa Francesco, l'attesa per il nuovo pontefice e l'accoglienza che poi ha avuto, sono state evidenti le attese e le speranze verso questa figura, non solo in chiave religiosa ma per il suo ruolo sociale e

valoriale per una umanità sempre più smarrita. La partecipazione popolare evidenzia la ricerca di motivi di fiducia, di sperazna, il bisogno di un leadership positiva, costruttiva e autentica. Capace di unire potere e umanità».

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