
I punti chiave
"Un raro momento di trionfo per Netanyahu". Il miglior bilancio sul piano americano per la fine della guerra a Gaza lo trae il New York Times, dopo l'intesa fra Donald Trump e il primo ministro israeliano alla Casa Bianca. Ed è un win-win per Bibi, dopo mesi di critiche e isolamento internazionale. Tanto più che a promuovere l'accordo è persino Leone XIV. "Contiene molti elementi interessanti - ha detto il Papa - spero che Hamas accetti nel tempo stabilito". E in attesa di conoscere la risposta di Hamas - a cui Trump ha dato tre o quattro giorni di tempo "o espierà all'inferno" - Netanyahu si gode il successo di un viaggio il cui esito non era scontato. Lo sottolinea il quotidiano statunitense, ma anche un sondaggio dell'Agam Institute e dell'Università Ebraica di Gerusalemme, in cui il 71% degli israeliani approva il piano. Lo conferma, infine, il premier, in un video prima di volare in Israele, dove in serata il Gabinetto si è riunito per approvare la nomina del nuovo capo dello Shin Bet, David Zini, al posto di Ronen Bar. Il premier, come all'andata, ha allungato il viaggio aereo di centinaia di km pur di evitare alcuni Paesi, esclusa Italia e Grecia, probabilmente per sfuggire ai rischi legati al mandato d'arresto della Corte penale internazionale.
IL VIDEO DI BIBI
Nel filmato, il premier israeliano sottolinea come nel piano concordato con gli Usa non sia scritto in alcun modo che Israele abbia acconsentito alla nascita di un futuro Stato palestinese. "Assolutamente no. Abbiamo detto che ci saremmo fermamente opposti", spiega Netanyahu, aggiungendo che Trump è d'accordo con lui che sarebbe un "premio enorme per il terrorismo". Non solo. Bibi sottolinea che l'esercito israeliano "rimarrà nella maggior parte della Striscia di Gaza" e respinge le critiche secondo cui, con il ritiro delle Israel Defense Forces, Hamas potrebbe rafforzarsi.
PUNTI PRO-ISRAELE
La versione rivista e corretta del piano americano, passato da 21 a 20 punti rispetto alla bozza iniziale e ammorbidito in favore di Israele, in effetti stabilisce che le Idf "si ritireranno secondo standard, traguardi e tempistiche collegati alla smilitarizzazione, da concordare tra Idf, Isf (la Forza di Stabilizzazione Internazionale), garanti e Stati Uniti", cioè solo quando saranno raggiunti specifici parametri. Prevede, inoltre, che verrà istituita una zona cuscinetto. Quanto al riconoscimento della Palestina, al punto 19 si fa un generico riferimento alle condizioni che potrebbero finalmente crearsi per un percorso credibile verso l'autodeterminazione e lo Stato palestinese. Ma la prospettiva è condizionata alla smilitarizzazione di Hamas, alla riforma dell'Anp e alla supervisione internazionale. Un'aspirazione più che una promessa.
I GUAI INTERNI
Il messaggio di Netanyahu è soprattutto a uso interno. Perché se in patria la Borsa di Tel Aviv festeggia l'accordo di pace raggiungendo nuovi massimi storici, nel suo governo Bibi deve invece vedersela con i ministri dell'ultradestra religiosa, contrari a qualsiasi concessione a Hamas. Il responsabile delle Finanze, meglio noto come ministro dei coloni Bezalel Smotrich, ha già definito il piano "un clamoroso fallimento diplomatico", che "finirà anche in lacrime", costringendo "i nostri figli a combattere di nuovo a Gaza". Il leader di Sionismo Religioso accusa Netanyahu di rappresentare "la tragedia di una leadership senza una vera visione". Eppure Smotrich non ha dichiarato che affosserà l'intesa e ha spiegato che si consulterà e deciderà "con l'aiuto di Dio". Nel frattempo, Bibi potrebbe ricevere la grazia per i processi in cui è alla sbarra per corruzione, opzione paventata dal presidente Herzog.
LA RISPOSTA DI HAMAS
Nata per fissare le principali linee generali, l'intesa contiene in sé una certa vaghezza su alcuni punti, caratteristica che potrebbe far gioco anche a Hamas e spingere gli integralisti ad accettare, per dimostrare buona volontà di fronte all'ultima chance di fine guerra, salvo poi lasciare margini a entrambe le parti per comprometterne l'effettiva applicazione e implementazione.
Nel piano non vengono specificate né la composizione né le responsabilità precise del comitato palestinese tecnocratico e apolitico che si occuperà dell'amministrazione transitoria temporane della Striscia, né viene precisato il ruolo concreto della comunità internazionale nella garanzia della sicurezza e nello sviluppo della Striscia.