Le paranoie dei Ramponi. Il mutuo falso e l'avviso: "Faremo saltare tutto"

I tre fratelli vivevano isolati e senza amici. I debiti e l'incidente mortale causato da uno di loro anni fa

Le paranoie dei Ramponi. Il mutuo falso e l'avviso: "Faremo saltare tutto"
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Chi sono i fratelli Ramponi? In paese li conoscono tutti: c'è chi li definisce "strani", chi "solitari". Ma adesso ogni aggettivo sembra incastrarsi alla strage che loro hanno deciso di consumare. Di certo la famiglia era isolata dal resto del mondo e conduceva una vita grama con qualche mucca da cui ricavare il latte. Lavoravano quasi esclusivamente di notte ed era difficile vederli in giro.

Nati e cresciuti in quella casa di Castel d'Azzano, Franco, Dino e Maria Luisa erano decisi a rimanere lì. Ed erano disposti a farsi saltare in aria insieme alla loro azienda agricola centenaria, dove vivevano e lavoravano insieme. Un anno fa due dei tre fratelli si erano barricati sul tetto dell'edificio con una tanica di benzina, dopo aver aperto il gas all'interno degli immobili e chiuso tutte le porte e le finestre, pronti a far esplodere l'intera struttura. Dietro al tentato gesto suicida problemi familiari ed economici. Tutto risalirebbe al 2014 quando uno dei fratelli, a causa di una serie di debiti accumulati, avrebbe stipulato un mutuo falsificando la firma di un familiare. Nel 2019 avrebbe ammesso tutto ai parenti, autodenunciandosi nel 2021 alle forze dell'ordine. Ma, secondo le versioni della sorella Maria Luisa, nel frattempo è scattato il pignoramento di edifici e terreni, è stato nominato un custode giudiziario e si sono susseguite varie aste che avrebbero deprezzato immobili e terreni del valore di un milione di euro. "Sono cinque anni che lottiamo con avvocati che si sono venduti, ci hanno rovinato diceva un anno fa - il tribunale fa di tutto per tenere nascosta questa cosa attraverso sentenze sbalorditive. Ci siamo trovati 5 anni fa una firma falsa in un mutuo e non si è più fermata la procedura per colpa degli avvocati".

Così quel mutuo definito fraudolento diventa un'ossessione, in un'esistenza priva di ogni rete sociale. "Non erano seguiti, non si erano mai rivolti al Comune per chiedere aiuto. Erano chiusi in loro stessi, isolati spiega la sindaca di Castel d'Azzano Elisa Guadagnini -. L'anno scorso per la prima volta ci hanno manifestato il loro disagio, in quell'occasione ci siamo mossi noi. Li abbiamo convocati, abbiamo mandato raccomandate, abbiamo cercato di coinvolgerli e di manifestare la nostra disponibilità per un aiuto. Ma loro hanno sempre rifiutato. Lo sportello del lavoro avrebbe potuto darci una mano a costruire un progetto di vita. Loro avevano sempre lavorato e avevamo proposto di assisterli in prima ospitalità in un hotel sul territorio. Hanno rifiutato tutto. Abbiamo invitato la signora ad affrontare un paio di colloqui, ma lei è rimasta sempre fredda e ferma sulla sua posizione, uguale a quella dei fratelli: quella di non lasciare la loro casa. Ce l'abbiamo messa tutta".

Ma nel 2012 la famiglia Ramponi viene anche coinvolta in un incidente fatale. A raccontarlo all'Ansa è Valeria Meldo: tredici anni fa suo fratello camionista tamponò un trattore privo di luci e lampeggianti che viaggiava con un carico di rotoballe sul rimorchio. Alla guida c'era uno dei fratelli Ramponi. Nell'impatto l'auto andò a fuoco e Meldo morì carbonizzato. "Papà e mamma morirono dal dispiacere un paio d'anni dopo, era il secondo figlio che perdevano in un incidente.

Quello che guidava il trattore venne a fare le condoglianze ai miei genitori con un altro signore". Tredici anni dopo un'altra tragedia, ben più grave, li coinvolge direttamente quando decidono di mettere in atto una vera e propria strage.

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