Edf è l'Enel dei francesi: la principale società elettrica del Paese. Ma, a differenza del gruppo italiano, Edf ha nel suo azionariato una massiccia presenza dello Stato, che controlla l'80% del capitale (in Enel il socio pubblico è il primo, ma la quota è limitata al 23,6%, rendendo la società, almeno a determinate condizioni, contendibile). Tale azionariato permette una diversa governance societaria e, in questo particolare e drammatico momento di crisi energetica, le sue peculiari caratteristiche balzano all'occhio. Anzi, possiamo dire che l'assetto di Edf riflette bene le profonde differenze tra il sistema francese di gestione degli interessi economici nazionali e quello nostrano.
Così capita che Edf, in occasione del suo bilancio annuale, abbia annunciato un aumento di capitale gigante, da 2,5 miliardi, che dunque graverà sulle casse dello Stato per oltre 2 miliardi. E perché la mega-capitalizzazione? Principalmente perché il caro bollette ha spinto Macron a chiedere a Edf di vendere a prezzi scontati l'energia prodotta nelle sue centrali nucleari. Una scelta di politica energetica ben precisa e molto diversa da quella adottata in casa nostra, dove ha prevalso la logica dell'aiuto a pioggia.
La strada dei francesi è coerente con la loro determinazione nel fare blocco tra Stato ed economia, pubblico e privato, nel nome della difesa di ogni interesse nazionale. Così, anche la storica tendenza a fare grandi acquisiti societari oltre frontiera senza mai concedere nulla alla reciprocità, non è che un lato della stessa medaglia. La forza di questo sistema realmente nazionale, si potrebbe dire «sovranista», è così radicata nella cultura del paese da non essere mai messa in discussione nel nome degli ideali o delle illusioni del libero mercato.
Si pensi che la stessa Edf che in casa propria riduce i prezzi dell'energia a costo di rinunciare a una fetta di utili, in casa altrui fa tutt'altro. Ed è proprio il caso italiano: Edf, dopo averla scalata anni fa, controlla Edison. E giovedì il gruppo elettrico ha annunciato risultati in forte aumento, con margini e utili sopra le attese, anche grazie al boom dei prezzi dell'energia, cioè alle bollette. In questo caso, però, a pagare sono stati i consumatori italiani, che hanno contribuito a ingrassare i profitti del gruppo francese che invece, a casa sua, riduce i prezzi. Ricostruzione sommaria, se si vuole, ma la sintesi è questa.
Ecco perché la lezione francese, presa nel suo complesso, ci deve far riflettere. Macron non è certo un leader sovranista. Anzi, quello è il partito dei sono i suoi nemici giurati.
Né si può affermare che i francesi siano un popolo di anti-ambientaisti matricolati, eppure hanno energia nucleare da vendere (agli italiani). Ma quando si tratta di procedere nella direzione più logica e immediata, nell'interesse di tutti i cittadini, ogni ideologia passa in secondo piano. E si operano le scelte più razionali.
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