La patente è rosa ma anche no. Perché le donne guidano meno degli uomini, almeno in Italia. Sì, d'accordo, qualcuno sostiene anche con convinzione che guidino peggio, ma è una maldicenza sessista che davvero non appoggiamo (davvero!).
Quelle del resto sono opinioni da barzelletta. Qui invece parliamo di numeri. Fredde cifre. Che registrano ancora nell'anno di grazia 2017 un sostanzioso spread dei sessi alla guida. Secondo un'analisi realizzata della compagnia di assicurazioni online Facile.it sui dati della motorizzazione, in Italia il 73,78 per cento degli «over 15» di ambo i sessi ha una patente, fosse anche per i ciclomotori, ma tra gli uomini la percentuale sale all'85,16 mentre tra le donne scende al 63,21. Ci sono quindi 22 punti percentuali di differenza tra maschietti e femminucce al volante. Come fossimo negli anni Cinquanta, quando per una signora accomodarsi sul sedile del guidatore era un capriccio sconcertante, una bizzarria che induceva a un certo qual sospetto di disinvoltura.
I tempi sono cambiati ma certe resistenze alla parità tra sessi evidentemente ancora no. Qualcosa vuol dire se oltre un terzo delle donne italiane (il 36,79 per cento) rinuncia di fatto a uno dei principali strumenti di indipendenza personale, la facoltà di spostarsi anche per lunghe distanze. E se per le donne avere una patente non è necessariamente sinonimo di emancipazione (vedi il caso delle soccer mom americane che si trasformano in tassiste per le attività extrascolastiche dei figli, diventando delle sorridenti schiave motorizzate), di certo non averla è sicuramente indizio di dipendenza: dalla discutibile efficienza dei mezzi pubblici, dall'esosità e dalla «diversa cortesia» dei tassisti, dalla disponibilità di un marito o di un fidanzato se ce n'è uno. Quasi paradossale nell'epoca storica in cui in Arabia Saudita, Paese dove la guida alle donne è vietata per legge, si avvicina il giorno in cui questa odiosa discriminazione sarà sbianchettata. Un burqa virtuale che scende un po' là, ma che un po' resiste anche qui. Ma si sa, i diritti sono quella cosa che metà del mondo combatte per avere e l'altra metà dà per scontata al punto da trattarla con noncuranza.
Che poi questa storia nasconde una doppia autodiscriminazione: quella sessuale e quella geografica. Perché le regioni in cui le donne sentono meno l'esigenza di avere la patente sono quelle del Meridione: tra le sette regioni che sono la soglia del 60 per cento di donne al volante, sei sono del Sud: la Sardegna con il 59,80, il Molise con il 59,51, la Basilicata con il 59,36, la Puglia con il 58,92, la Liguria con il 57,71 e la Calabria con il 57,27. Chiude la classifica la Campania, dove poco più di una donna su due, il 54,37 per cento, non sa che cosa sia una frizione. Del resto la Campania è anche la regione italiana dove più alta è la differenza tra i due sessi quando si tratta di guida: ci sono 27,10 punti percentuali tra gli uomini e le donne patentate.
Se quasi quattro donne su dieci non accendono il motore i motivi sono molti: c'è quella che davvero non ne sente il bisogno, c'è quella che tanto di auto in casa ce n'è una sola, c'è quella a cui sta bene che sia il marito a portarla ovunque, c'è quella che probabilmente viene convinta da quest'ultimo che non c'è alcun bisogno di avere un copilota in famiglia. Un modo, quest'ultimo, per limitare la libertà della propria compagna, sperando probabilmente di controllarla meglio. Un guinzaglio invisibile.
Chi scrive poi testimonia un altro fenomeno, che va oltre le cifre sciorinate da Facile.it.
Sono quelli che la patente la prendono appena possono e poi la rinnovano a ogni scadenza, trattandosi alla prova dei fatti di una frettolosa visita oculistica, ma poi smettono di guidare per un incidente, uno spavento, per pigrizia o disinteresse. Ne conosciamo diversi, sono quasi tutte donne. Analfabeti di ritorno della guida che aumentano il divario di opportunità tra i due sessi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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