"Il Pd era d'accordo con la riforma. Ma poi ha abdicato al garantismo"

Mariastella Gelmini (Noi Moderati) smaschera Elly Schlein sulla riforma della giustizia

"Il Pd era d'accordo con la riforma. Ma poi ha abdicato al garantismo"
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Mariastella Gelmini, capodelegazione di Noi moderati, spiega al Giornale che il primo voto al Senato alla riforma della giustizia "è un atto storico ma non certo, come dice la sinistra, un atto rivoluzionario o eversivo, perché è dovuto da quando nel 1999 è stato inserito nella Costituzione il giusto processo".

Riconosce a Berlusconi "il grande merito di aver inserito nel programma del centrodestra la riforma, ma insiste che il tema ha "un consenso più ampio, da Falcone a Vassalli, a Panella, fino a Martina che firmò una mozione al congresso del 2019 favorevole alla separazione delle carriere". Oggi "il partito a trazione Schlein rinnega la sua anima riformista", per Gelmini. Per la senatrice è "singolare che da sinistra si paventi, da un lato la subordinazione al potere esecutivo del pm, che noi non vogliamo e, al tempo stesso, si tema l'effetto supercasta. Ciò dimostra la strumentalità delle accuse". Certo, dice l'esponente di Nm, la separazione delle carriere "non è la panacea di tutti i mali della giustizia, ma è l'attuazione di un principio costituzionale, un modo di avvicinare la giustizia ai cittadini, anche nell'interesse dei magistrati".

Infatti, sottolinea Gelmini, il sorteggio per i membri dei due Csm "può liberare i magistrati dai meccanismi correntizi, che non valorizzano merito e competenza, consentendo a chi non né sponsorizzato di arrivare agli incarichi direttivi". E potrebbe "favorire una vera parità di genere, perché oggi il 56 per cento dei magistrati è donna ma 3 capi su 4 sono uomini".

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