
Domani è previsto l'ingresso di quel che resta della Global Sumud Flotilla nella "zona rossa", che rappresenta l'ultima possibilità per le imbarcazioni di invertire la rotta e dirigere le prue, che attualmente puntano su Gaza, altrove. Quando saranno a 100/120 miglia nautiche dalle acque territoriali di Israele, la nave Alpino invierà un ultimo avviso in cui comunicherà la cessazione della sua attività di navigazione in quell'area e che per loro proseguire sarà molto pericoloso. Anche il ministro della Difesa conferma: "Do per scontato che, se non succede nulla di più, gli attivisti vengono arrestati - dice -: questo mi sembra il minimo. Metterei la firma perché succedesse l'arresto senza alcun altro tipo di conseguenza". E ancora: "Sono preoccupato: il grande numero di navi porta anche il rischio di incidenti".
Insomma, la Flotilla con a bordo gli italiani comincia a temere il peggio e non sarà probabilmente l'unica barca che non rischierà l'abbordaggio israeliano, fermandosi prima. Invece Arturo Scotto, uno dei parlamentari del Pd che viaggia con la Flotilla, ha dichiarato che "all'alt di Israele ci fermeremo" perché, dice, "non abbiamo intenzione di alimentare reazioni belligeranti" e queste "sono le regole di ingaggio fin dall'inizio". Scotto, protagonista di una lite a distanza con i 5S. "Noi in mezzo al mare, loro nei salotti tv". Ma "l'ora X" si avvicina e cresce la paura nei circa 500 attivisti "reduci" ma, soprattutto, sembra si stia cercando un pretesto per dirigere altrove le responsabilità di un sempre più probabile fallimento della missione.
La portavoce italiana Maria Elena Delia ha accusato il governo Meloni di essersi "appropriato" di un canale di dialogo che era stato aperto con il cardinale Pizzaballa, "portandolo su strade diverse". Una "intromissione", secondo Delia, da parte del governo, che però è stato pressato da più parti di intervenire e che ha inviato ben due fregate a supporto della missione. Ci sono anche già state interlocuzioni tra l'Italia e Israele a tutela della Flotilla, con la richiesta che non venga violato il blocco navale.
Nel frattempo da Catania è salpata un'altra missione, che si è intestata il nome di Freedom Flotilla, con lo stesso obiettivo dichiarato di quella ben più nota: rompere il blocco navale di Israele. Questa vede la presenza a bordo tra gli altri del cosiddetto "Fronte della Gioventù Comunista" e conta circa una decina di imbarcazioni, raggruppate in collaborazione con Thousand Madleens.
Nessuna "vocazione umanitaria" però, perché sembra non abbiano a bordo derrate alimentari da consegnare a Gaza: lo scopo è quello di "sfidare l'assedio illegale di Israele" ma bisognerà aspettare per capire quanto vorranno spingersi avanti.