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Il Pd è pronto a prestare due senatori a Calenda per evitare che Azione finisca nel Gruppo Misto

L'ex ministro sta tornando a sinistra e continua a mandare messaggi ai dem

Il Pd è pronto a prestare due senatori a Calenda per evitare che Azione finisca nel Gruppo Misto

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Il Pd è pronto a prestare due senatori a Calenda per evitare che Azione finisca nel Gruppo Misto

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Se proprio Carlo Calenda non dovesse trovare un accordo utile con il Gruppo delle Autonomie e con + Europa, il Pd presterebbe due senatori ad Azione per evitargli il Misto. Un po' com'è successo con la senatrice Tatjana Rojc, ai tempi dei responsabili per Conte, nel gennaio del 2021. Un nome - quello della Rojc - che viene sussurrato di nuovo: potrebbe fare un piccolo passo per garantire la sopravvivenza parlamentare a un alleato. Sullo sfondo, c'è la spaccatura del Terzo polo, con Italia viva non più disposta ad essere attaccata di continuo dall'ex candidato a sindaco di Roma. Lo stesso Calenda che però vorrebbe evitare la frattura del gruppo parlamentare. Renzi non ha alcuna intenzione, a differenza dell'altro fondatore del Terzo polo, di dare vita al campo largo, facendo da junior partner a dem e grillini. Giachetti, deputato d'Iv, ha dato il là, chiedendo la separazione. Calenda ha nicchiato, sottolineando quanto i parlamentari delle due formazioni lavorino bene insieme. Ma la verità è che l'ex ministro dello Sviluppo è già in trattativa con Riccardo Magi alla Camera e con Julia Unterberger al Senato. Qualora saltassero queste due interlocuzioni, arriverebbe il sostegno di due parlamentari dalle fila della Schlein. La Rojc, dicevamo, e magari Francesca La Marca, eletta nel collegio nordamericano che è un altro nome che circola nei palazzi quale possibile «prestito». Matteo Renzi intanto si è rivolto ai suoi e ha posto una condizione: nella settimana della crisi in Niger, Calenda ci costringe a litigare tra Twiga e Capalbio. Così non si può andare avanti. Che Calenda voglia continuare a mandare messaggi d'intesa al Pd della Schlein è certificato dall'ennesimo tweet. «Salario minimo, riforma dell'Ssn e smaltimento liste d'attesa, Pnrr per industria 4.0, riforma della giustizia, strategia energetica e nucleare, tempo pieno in tutte le scuole. Queste sono le nostre priorità... . Tutto il resto è noia. Avanti Azione», ha cinguettato. Rispetto al programma elettorale del Tp, c'è parecchia differenza. Sparisce la riforma istituzionale, con l'introduzione del sindaco d'Italia, compare il salario minimo. Giusto per fare un esempio.

Pure la commissione d'inchiesta sul Covid, che Azione ha votato in Parlamento come Iv, è scomparsa dall'elenco delle priorità. Per Renzi invece lo è ancora. Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Iv alla Camera ma esponente del partito azionista, ha deciso di dedicare le sue attenzioni al salario minimo. «La vostra richiesta di rinviare l'analisi della proposta sul salario minimo, come avete fatto con il Mes, con il voto ai fuorisede, la proponete direttamente a quel 20 per cento di lavoratori più fragili, a quelle famiglie che subiscono un'inflazione reale...», ha dichiarato ieri. Sì, perché Calenda, sempre distinguendosi da Renzi, ha firmato la proposta unica Conte-Cgil sul salario minimo. E attacca il governo Meloni con le stesse argomentazioni di Pd e 5S. Giuseppe Conte, in chiusura di giornata, si è messo a fare le disamine politologiche, sostenendo di aver previsto in tempi non sospetti la rottura tra Azione Iv. Il leader di Iv ha risposto a tante accuse attraverso Rai Radio Uno in serata, ribadendo come non sia vero che Iv faccia da «stampella» al governo. E sul gruppo non si è limitato a un semplice «rifletteremo». Ma ha chiesto di farla finita con le querelle interna al gruppo del Tp: «Calenda la polemica l'ha fatta ancora una volta contro di noi e io non capisco perché sinceramente, mi dispiace molto.

Però il tema dei gruppi è una tecnicalità parlamentare che segue la questione politica».

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