Pd, scontro sulla data del voto E Mattarella frena sulle urne

L'idea di Renzi: governo istituzionale, poi urne. Bersani invece frena: "Si vota nel 2018". Domani la resa dei conti in Direzione

Pd, scontro sulla data del voto E Mattarella frena sulle urne

La direzione Pd di domani, alle 17:30 è l'appuntamento decisivo per capire quale strada possa intraprendere questa crisi di governo che si è aperta subito dopo il referendum. I dem sono letteralmente spaccati in due. Da un lato c'è Renzi con i suoi fedelissimi che secondo alcune indiscrezioni preferirebbe un governo istituzionale per poi andare direttamente al voto. Dall'altra invece c'è la minoranza dem che invece punta al 2018 per il voto e al 2017 per il congresso. Il Pd renziano starebbe lavorando ad una proposta nella quale si dà la disponibilità al
sostegno di un governo istituzionale. Un governo non politico, si sottolinea. Un esecutivo che di fatto abbia il compito di dare una nuova leggere elettorale per poi andare alle urne. Questo dunque, secondo alcune indiscrezioni alla vigilia della Direzione.

Ma il premier deve fare i conti con la minoranza dem che ha vinto alle urne con il No. E Pier Luigi Bersani a Di Martedì ha un piano per il voto totalmente diverso: "Sconsiglio di sfidare ancora il Paese, chi governa non può farlo, nonostante temo ci sia in giro questa aria qua". E ancora: "Non si vince sulle macerie di un Paese, specie quando si rischia di perdere sulle macerie". Bersani a questo punto spiega il suo piano: "Far votare il Paese con due leggi elettorali non coordinate non so come definirlo, specie da chi predica la governabilità. È un’eresia totale. Bisogna rimettere il Paese su binari normali: le scadenze sono quelle normali: si vota nel 2018, il congresso del Pd si celebra a fine 2017", ribadisce. "Noi non abbiamo mai chiesto le dimissioni di dimissione di Renzi, le ha volute dare lui, ci pensi Mattarella e il governo, per favore, corregga la linea politca ecomica e sociale. Il Parlamento si occupi di normalizzare il sistema elettorale". Alla dirigenza Dem, Bersani manda a dire: "Magari questi se lo sono dimenticato ma nell’85 al referendum sulla scala mobile il Pci perse con il 45 per cento e alle politiche prese 20 punti in meno. Aveva buon titolo il Pci a dire quel 45 per cento è roba mia ma non funziona così". Domani ci sarà la resa dei conti.

E in questo quadro di ipotesi c'è anche una voce che arriverebbe dal Colle. Secondo quanto riporta l'HuffingtonPost, secondo il Capo dello Stato sarebbe "inconcepibile indire elezioni prima che le leggi elettorali di Camera e Senato vengano rese tra loro omogenee", avrebbe detto Mattarella.

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