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Il Pd è spaccato, i suoi sindaci aprono. Sala avverte: "No a rifiuti pregiudiziali"

Ruotolo tuona: "Tolgono i controlli di legalità". Bazoli: "Scelta grave". Ma il primo cittadino di Milano: "Tutti i Comuni vogliono cambiare"

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Il Pd è spaccato, i suoi sindaci aprono. Sala avverte: "No a rifiuti pregiudiziali"

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E ora anche Nordio divide il Pd: sulla riforma della giustizia annunciata dal Guardasigilli il principale partito di opposizione scopre di avere due linee molto diverse al proprio interno. Così, mentre dal Nazareno si tuona che il governo «sta togliendo tutti i controlli di legalità» (copyright Sandro Ruotolo, quello di Santoro), il sindaco di Milano Beppe Sala lancia un avvertimento: «Suggerisco al Pd di non scagliarsi contro la riforma, ma di guardare in maniera non ideologica alla cosa, perché tutti i suoi sindaci sono convinti che si debba mettere mano all'abuso d'ufficio. E parlo di sindaci con tessera del Pd».

La posizione della segretaria Elly Schlein è a dire il vero un poco confusa: da un lato dice che si tratta di modifiche trascurabili: «Dalle bozze che abbiamo visto, la montagna ha partorito un topolino». Dall'altro si allarma: «Preoccupa che si utilizzi la morte di Berlusconi per portare avanti a spallate riforme che potrebbero essere non equilibrate». Topolino o spallate? Il problema di Schlein è che una parte per nulla trascurabile del suo partito è a favore della riforma, a cominciare dall'eliminazione dell'abuso di ufficio, e lo dice apertamente. Sala è solo un autorevole portavoce di un vero e proprio «partito dei sindaci» e degli amministratori di centrosinistra che da anni preme sui governi di ogni colore perché si metta mano a un reato che produce una infinità di processi che si concludono in nulla, ma intanto paralizzano per anni le attività amministrative: «Quando il 90 per cento dei giudizi finisce in nulla allora c'è qualcosa che non va», ammonisce ragionevolmente Sala. E Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci Pd, è ancora più esplicito: «Sono 10 anni che tutti i sindaci italiani chiedono la revisione del reato di abuso d'ufficio. Il 98% dei procedimenti viene archiviato o c'è una assoluzione, ma nel frattempo prevale la paura per qualsiasi atto che si firma o si vota. A noi bastava la revisione del reato, il ministro Nordio ha deciso di abrogarlo. Lo riteniamo un fatto positivo e una battaglia vinta dai sindaci».

Per il Nazareno si tratta di una bella gatta da pelare: Schlein e i suoi vorrebbero fare opposizione frontale in Parlamento, per rispondere al richiamo della foresta dell'Anm, già sulle barricate, e per non lasciare il monopolio della battaglia anti-Nordio ai forcaioli di M5s. «L'abolizione integrale dell'abuso di ufficio è una scelta grave - dice il capogruppo in commissione Giustizia, Alfredo Bazoli, «perché insieme all'acqua sporca si butta anche il bambino». Dove sia il bambino non è chiaro, ma intanto non sarà facile tenere la linea dura mentre i propri sindaci plaudono alla riforma e parlano di «battaglia vinta».

Senza contare che il Terzo Polo è pronto ad appoggiare le norme garantiste della riforma Nordio: «La voteremo perché è esattamente quello che abbiamo proposto anche noi con la pdl Costa», dice Carlo Calenda. E non solo sull'abuso di ufficio: anche la stretta sulla diffusione di intercettazioni è «di buon senso»: «Perché io devo coinvolgere nelle intercettazioni a strascico, anche pubblicandole, persone che non sono indagate ma incappano nell'intercettazione solo perché l'indagato le ha chiamate?».

Intanto il Capo dello Stato Mattarella, che ieri ha ricevuto i magistrati ordinari in tirocinio, ha rivolto loro un ammonimento a ricordare «la responsabilità sociale che caratterizza la funzione giudiziaria, che impone anche il serio rispetto della deontologia professionale e la sobrietà delle condotte individuali».

Innanzitutto evitando di «personalizzare la decisione: mai accanimento per sostenere tesi precostituite» ma «approfondita valutazione del caso concreto, per fornire alla decisione una elevata forza di resistenza nei vari gradi del giudizio».

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