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Il peggio della settimana? Giuseppi Conte

Palazzo Chigi? Non è la casa del Grande Fratello. Anche questa settimana i politici non si sono risparmiati. Di Maio lavora dalla mattina alla sera e la manovra dobbiamo farcela noi; Boccia ironizza sulle mascherine e De Luca vuole il lanciafiamme

Il peggio della settimana? Giuseppi Conte

“Conte non parla”. “Parla sì, ma su facebook”. “Parlerà fra poco.” “Ancora qualche minuto.” E scorrono. Finalmente parla. Ma che dice? Poteva stare anche zitto. Giuseppi Conte e il suo teatrino di ieri notte ha stancato l’Italia e gli italiani. Ieri sera, intorno alle 23.30, è andato in “onda” il peggio della settimana. Un Conte banale, scontato. Più confuso che persuaso. Un mini-discorso alla Nazione in quarantena durato circa sette minuti. “Abbiamo deciso di compiere un altro passo. Chiuderemo tutto ciò che non sia necessario.” Parole al vento che hanno disorientato ancora di più i cittadini. “Chiuderemo tutto…” ma cosa? Bisogna ricordare a Casalino che non siamo al Grande Fratello e non c’è nessuna busta nera da aprire. Tantomeno l’attesa di sapere chi uscirà dalla casa. Insomma, il premier ci ha voluto tenere in suspance. Chigi non è la casa con la porta rossa. Qui si tratta di governare una Nazione. Sui social si è scatenato l’inferno. Tutti ad attaccare Conte, tranne le sue bimbe. Le bimbeminchia. Una fretta di parlare, di andare in video ingiustificata. Per un decreto che andrà in vigore da lunedì. Un discorso da ducetto. Senza giornalisti e domande. Ma come ci siamo ridotti? Più che un governo sembra l’armata Brancaleone. E pensare che il 27 gennaio, ad Otto e Mezzo, il premier alla domanda della giornalista “siete pronti?” rispose: “prontissimi”. Si è visto. Mancano mascherine, disinfettanti e, soprattutto, posti letto. Diamoci una mossa.

LUIGI DI MAIO

Mentre tutti gli altri Stati stanziano miliardi su miliardi per fare fronte all’emergenza Covid-19 noi ne abbiamo appena stanziati 25. Pochissimi. Però, per fortuna, c’è il genio. Chi? Gigi da Pomigliano. Sui social, oltre a farci vedere quotidianamente come si spezza la schiena lavorando, chino su fascicoli, annuncia: “La prima misura economica da seguire è comprare made in Italy.” Ma ci rendiamo conto? Siamo noi, rimasti senza lavoro e quasi senza soldi a dover mandare avanti il Paese. Come? Spendendo e acquistando prodotti italiani. Beh, dovremmo comprare la mozzarella americana? Griderebbe giustizia il palato.

FRANCESCO BOCCIA

Lui ha voglia di scherzare. Si presenta in conferenza stampa con la straccio-mascherina rispedita indietro dalla regione Lombardia. Sghignazza con il capo della protezione civile che, poco prima, aveva elencato il numero dei decessi. Una pessima figura. Boccia voleva fare il simpatico, il galletto, lo sborone. Straccio-mascherina appesa all’orecchio solo per prendere per i fondelli l’assessore Gallera. E con lui tutti i medici che instancabilmente si sforzano di salvare vite umane. Ammalandosi. Proprio perché mancano le mascherine. Quelle vere, serie. Ribadisco: in che mani siamo finiti?

Ma ci pensa il ganzo di Scandicci a metterlo a posto. Sui social scrive: Fare ironia sulle mascherine è assurdo, un atteggiamento indegno delle nostre istituzioni. A maggior ragione dopo ciò che sta accadendo sulle mascherine dalla Lombardia alla Sicilia e dopo le giuste proteste di Fontana e Musumeci.

VINCENZO DE LUCA

Tra tutti i governatori e i sindaci è quello più duro. Una macchietta. Lo sceriffo di Salerno, però, fa ridere. Si può giocare su un argomento tanto serio e drammatico come il coronavirus. De Luca minaccia i suoi: “Sento parlare di feste di laurea… vi mandiamo i carabinieri con il lanciafiamme.” Per non parlare delle “zeppole farcite di crema al coronavirus.” De Luca, un consiglio: parli meno e si riguardi.

I PARLAMENTARI

Loro hanno paura. Chiudono le camere e se ne sbattono del Paese. Mentre gli uomini in divisa, i farmacisti, i camionisti, le cassiere, i banconisti, i giornalisti continuano a lavorare loro stanno a casa. Pagati. Profumatamente. Ma come? Non dovrebbero lavorare per il Paese? Lasciano fare tutto a Giuseppi.

La domanda sorge spontanea: servono o non servono i parlamentari? No, perché a questo punto se non servono potremmo pure farne a meno. Risparmieremmo un po’ di quattrini e lasceremmo il Paese in mano a Conte e alle buste colorate. E la democrazia? Difendetela. Tornate a lavoro. Per voi. Per noi.

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