"Pensiamo ai bimbi" Il governo studia l'ipotesi sanatoria. Ma il Pd alza i toni

Prima la maternità surrogata come reato universale, poi una soluzione per i figli già registrati. È il piano del ministro Roccella. Schlein allo scontro: "Crudeltà mai vista".

"Pensiamo ai bimbi" Il governo studia l'ipotesi sanatoria. Ma il Pd alza i toni
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Nel giorno in cui il Tribunale di Milano annulla l'atto di nascita del figlio di una coppia di padri gay nato tramite il ricorso alla maternità surrogata, risultano quasi profetiche le parole della ministra Eugenia Roccella su una «sanatoria» per i bambini già nati con gestazione per altri.

Intanto il clima sulla materia si scalda. E la segretaria del Pd non contribuisce certo a rasserenarlo: «Credo che questo livello di crudeltà non si fosse mai visto prima - dice a Milano durante un talk del Pride Squadre - Il reato universale è un obbrobrio giuridico e il Pd si sta battendo in tutte le aule».

La sanatoria è un passaggio che il governo dovrà fare proprio quando sarà approvata la legge che renderà «reato universale» la Gpa, anche se fatta fuori dall'Italia. «Una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell'utero in affitto anche per chi lo fa all'estero, visto che in Italia è già vietato per fortuna - ha spiegato la ministra per la Famiglia - dovremo pensare a una sorta di sanatoria, una soluzione legale per i bambini nati fin qui». Una via d'uscita per risolvere la confusione normativa che affligge una materia così complessa. Solo che bisogna lavorare passo dopo passo. Nelle intenzioni del governo, l'idea della ministra potrà essere concretizzata solo dopo la legge sul «reato universale».

«La ministra ha espresso un'opinione, però si potrà provvedere a risolvere la questione solo quando sarà messo in chiaro il divieto e ci sarà un'applicazione concreta della norma. A quel punto si troverà una soluzione, senza aggirare la legge come è stato fatto finora», dicono al Giornale fonti vicine a Roccella, che in questi giorni si trova in Giappone per il G7 sulle Pari Opportunità. La conseguenza dell'aggiramento della legge da parte di alcuni sindaci è il caos normativo a cui si assiste in questi giorni. Prima il Tribunale di Padova, che ha impugnato 33 trascrizioni di nascita. Si tratta di 32 famiglie formate da coppie di donne che hanno registrato i loro figli all'anagrafe da sei anni a questa parte. Ieri il sit-in delle mamme gay davanti al Tribunale di Padova con bambolotti e manifesti. E poi la decisione del Tribunale di Milano. Con i giudici che hanno annullato l'atto di nascita di un bambino di due padri, nato all'estero attraverso la maternità surrogata. I giudici milanesi, invece, hanno considerato valide le trascrizioni di tre coppie di donne che si erano affidate alla fecondazione assistita. Ecco la confusione legale e la volontà del governo di fare chiarezza.

La «sanatoria» proposta da Roccella dovrà essere realizzata dal governo attraverso la sinergia tra vari ministeri. Soprattutto quello della Salute, che si occupa di fecondazione assistita. Poi quello della Giustizia, in prima linea negli aspetti legali collegati ai temi etici. Infine il Ministero dell'Interno, che ha la competenza sull'anagrafe. Dall'esecutivo sottolineano comunque l'«apertura politica» di Roccella nei confronti delle rivendicazioni delle Famiglie Arcobaleno. La «sanatoria» proposta dalla titolare del ministero per la Famiglia, la natalità e le Pari Opportunità, nelle intenzioni del governo, dovrà essere un modo «per prendere atto della situazione attuale», congelare lo status quo e tutelare comunque i bambini già nati. Un segnale distensivo, che però ha avuto l'effetto di stanare la strumentalità della battaglia politica dei progressisti sui diritti della comunità Lgbt e dei figli delle coppie omogenitoriali.

«Non siamo villette abusive», la risposta delle Famiglie Arcobaleno alla svolta di Roccella.

«La ministra Roccella ha fatto una sorta di apertura sul fatto che coloro che hanno già fatto una registrazione possano avere una sanatoria. Evidentemente questo non accontenta le famiglie», la replica del sindaco di Milano Beppe Sala, del Pd. E infine Elly getta benzina sul fuoco.

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