
Il blocco dell'aumento di tre mesi dell'età pensionabile previsto per il 2027 solo per chi avrà già compiuto 64 anni costerebbe 1,5 miliardi nel primo anno e circa 2 miliardi a regime, contro gli oltre 3 miliardi necessari per estendere la misura a tutti. È questa, secondo fonti al lavoro sul dossier, l'ipotesi su cui si sta concentrando il governo per alleggerire il peso dello scalino imposto dal meccanismo automatico che lega l'età di pensionamento all'aumento dell'aspettativa di vita. Resterebbero, però, esclusi circa 170mila lavoratori, quelli che pur avendo i requisiti contributivi (42 anni e 10 mesi, un anno in meno per le donne) non avranno ancora raggiunto l'età anagrafica richiesta. Questa soluzione di compromesso sarà comunque discussa domani nel vertice di maggioranza in programma a Palazzo Chigi mercoledì, con la premier Giorgia Meloni e i leader del centrodestra. Sul fronte politico, la Lega, con il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (in foto), non arretra. "Fermeremo l'aumento dei tre mesi per tutti: l'abbiamo promesso e lo faremo", ha dichiarato. Intanto, si studiano anche altre ipotesi, come uno scatto più graduale di un solo mese nel 2027. La riflessione si inserisce in un contesto di rigore contabile imposto dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, deciso a evitare scossoni ai saldi pubblici in una fase in cui i mercati e le agenzie di rating osservano con particolare attenzione l'andamento della spesa previdenziale.
Anche per questo, secondo gli esperti, l'ipotesi di un blocco totale e permanente dell'adeguamento alla speranza di vita è di fatto tramontata: un intervento di quel tipo, ha stimato l'Osservatorio sui conti pubblici, comporterebbe un incremento del debito fino a 15 punti di Pil entro il 2045. Nel confronto di Palazzo Chigi si cercherà la sintesi non solo sulle pensioni, ma anche su altri temi caldi come la rottamazione delle cartelle esattoriali e il taglio dell'Irpef.