Più flessibilità quando si avvicina la pensione. Verso lo stop all'uscita automatica degli statali

Al vaglio norma per rendere più semplice restare in servizio

Più flessibilità quando si avvicina la pensione. Verso lo stop all'uscita automatica degli statali
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L'Italia rischia di andare incontro a una carenza di dipendenti pubblici, in particolare delle figure di maggiore esperienza che si apprestano a raggiungere i requisiti per il pensionamento. Per questo il governo sta valutando l'ipotesi di rendere più semplice la permanenza in servizio, andando così a superare le attuali norme che impongono la cessazione automatica del rapporto di lavoro una volta raggiunti i requisiti di vecchiaia (67 anni) o di anzianità lavorativa (42 anni e 10 mesi di contributi). La norma risale a dieci anni fa, nel 2014, quando l'obiettivo era quello di andare a sfoltire l'ampia platea di dipendenti pubblici. Adesso, le priorità sono cambiate radicalmente. L'Italia è chiamata a rinfoltire le fila della pubblica amministrazione che da qui a fine 2030 andrà a perdere oltre un milione di addetti. Il Tesoro e il ministero del Lavoro stanno, quindi, ragionando di introdurre una modifica all'iter di uscita al fine di ridurre il numero di uscite. La nuova norma permetterebbe di prolungare la vita lavorativa senza presentare la richiesta di trattenimento in servizio. Il tutto su base volontaria e senza comportare nè l'innalzamento dei requisiti pensionistici nè un cambio delle condizioni (ad esempio per chi svolge lavori usuranti).

La misura, che potrebbe rientrare all'interno della prossima manovra, si colloca sullo stesso solco di quanto già previsto per i medici. Al vaglio c'è anche l'introduzione di incentivi a rimanere in servizio così come fatto proprio per i medici.

La ratio dietro questa revisione delle modalità di uscita è evitare squilibri futuri. Guardando i dati relativi al 2023, il saldo tra ingressi e uscite è positivo, ma di poco: a fronte di 170mila nuovi ingressi nella Pubblica amministrazione, le pensioni liquidate sono state circa 150mila; il computo rischia di passare in negativo se insieme alle pensioni Inps si conteggiano anche le uscite volontarie di chi passa dal pubblico al privato.

In generale, nella Pa sono circa 60mila le figure in più all'anno necessarie, stando a quanto emerso da uno studio di Excelsior e Unioncamere.

La misura trova l'appoggio del Tesoro che, in assenza di incentivi, permetterebbe dei risparmi sotto forma di un numero minore di trattamenti di fine rapporto (Tfr) da liquidare.

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