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In piazza la rabbia dei pensionati Sarà un gennaio di mobilitazioni

Pronti a scendere in piazza anche sindacati, statali e ricercatori

In piazza la rabbia dei pensionati Sarà un gennaio di mobilitazioni

Roma Il 2019 si preannuncia come un «anno caldo», con ripetute mobilitazioni contro la manovra. Molte categorie sono già scese in campo e altre sono sul piede di guerra per i provvedimenti contenuti nella legge di Bilancio che si appresta ad avere il via libera definitivo della Camera. I segretari di Cgil, Cisl e Uil, - Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo - hanno annunciato l'apertura di una stagione di mobilitazione e di lotta nelle categorie e sui territori che culminerà con una grande manifestazione nazionale unitaria a gennaio (anche se ancora non è stata stabilita una data) contro un provvedimento che «condanna il Paese al declino e alla definitiva rottura del suo tessuto sociale e produttivo».

Ieri, invece, è toccato ai pensionati scendere in piazza in tutta Italia per protestare contro la decisione del governo di rimettere mano alla rivalutazione delle pensioni. I sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil hanno manifestato contro la decisione del governo di tagliare la rivalutazione delle pensioni. Si prevede la revisione del sistema di indicizzazione degli assegni a partire da quelli da 1.500 euro riducendone così il potere d'acquisto. «Il governo - hanno affermato i segretari generali di Spi, Fnp e Uilp Ivan Pedretti, Gigi Bonfanti e Romano Bellissima - usa i pensionati italiani come un bancomat. È una decisione scellerata e insopportabile, ancora una volta si mettono le mani nelle tasche di chi ha lavorato duramente per una vita». La mobilitazione di ieri si è tenuta nella maggioranza delle province italiane con presidi davanti alle Prefetture e proseguirà anche nei prossimi giorni.

Il Pd protesterà invece questa mattina davanti a Montecitorio, mentre il 12 gennaio sarà nelle piazze e nelle strade di tutto il Paese per spiegare nel merito la «follia di questa manovra che farà danni gravi al futuro dell'Italia». Anche la Pubblica amministrazione è in mobilitazione a causa dello slittamento al 15 novembre 2019 delle assunzioni nelle amministrazioni centrali. Mentre la scuola sciopererà due giorni al ritorno dalle vacanze, il 7 e 8 gennaio. Un modo per protestare ma anche per allungare le ferie di Natale. Infine i medici incroceranno le braccia due giorni: il 25 gennaio e il mese successivo in una data da stabilirsi. Si mobiliteranno anche gli studenti e i ricercatori precari di Link-Coordinamento universitario, che hanno espresso «contrarietà» al maxiemendamento alla manovra e, in particolare, al «congelamento delle assunzioni nelle università e al taglio pesante sul diritto allo studio». Sarà l'ennesimo colpo ad un settore su cui neanche questo governo dimostrerà alcun «cambiamento», scrivono in una nota.

Due giorni fa, intanto, hanno già manifestato gli Ncc definendo incostituzionale il decreto «imposto» dal governo e chiedendo «l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella».

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