L'economia italiana ha frenato e lo ha fatto più del previsto. Nei numeri dell'Istat sul Pil dei mesi primaverili è tornato il segno meno: l'Italia ha archiviato il secondo trimestre con un -0,4%, segnando una netta inversione di tendenza rispetto al lusinghiero +0,6% messo a segno invece nei primi tre mesi del 2023. Il risultato è peggiore delle stime di un mese fa, che indicavano un calo più contenuto dello 0,3%, e porta con sé una revisione al ribasso anche del confronto annuo: dal +0,6% tendenziale indicato dall'Istat a fine luglio si è passati a +0,4 per cento.
Ma in prospettiva il dato che più preoccupa è quello della crescita acquisita, la variazione cioè che si otterrebbe se nei successivi due trimestri l'economia italiana registrasse una variazione nulla. Dallo 0,8% stimato il 31 luglio si è passati a +0,7%, un numero che complica il raggiungimento dell'obiettivo indicato dal governo per fine anno, fissato nel Def a +1% e a questo punto suscettibile di ritocchi.
Guardando al periodo aprile-giugno tutti i settori dell'economia hanno registrato una contrazione, anche i servizi, che più di industria e agricoltura avevano contribuito nei mesi precedenti a tenere il sistema economico a galla. Secondo la Coldiretti, non possono essere sottovalutati gli eventi metereologici estremi. Confesercenti punta invece il dito sui danni dell'inflazione prolungata. Non a caso ad influenzare l'andamento negativo del trimestre è stata soprattutto la domanda interna, con consumi al palo ed investimenti in decisa flessione. L'onda di rallentamento della Germania è arrivata anche sulle imprese italiane e la situazione è stata aggravata anche da una componente tutta nazionale.
Il dettaglio della situazione è nelle percentuali dell'Istat: rispetto al trimestre precedente, rileva l'Istituto, tutti i principali aggregati della domanda interna sono risultati in diminuzione, con un calo dello 0,3% dei consumi finali nazionali e dell'1,8% degli investimenti fissi lordi. Male anche le importazioni e le esportazioni, entrambe diminuite dello 0,4%. La retromarcia è evidente anche nel confronto con le altre grandi economie.
Da leader europeo nel primo trimestre, l'Italia è tornata a perdere terreno, piazzandosi - nei dati congiunturali - in posizione subalterna rispetto a Parigi e Berlino, superate invece a inizio anno. Il -0,4% italiano si confronta infatti con il +0,6% degli Stati Uniti, il +0,5% della Francia e la stabilità della Germania.
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