L'invasione russa dell'Ucraina ha fissato un prima e un dopo nella politica internazionale. Ma è stato così anche nel mondo degli affari, con le aziende europee della difesa a conoscere una rifioritura impressionante in termini di fatturato e profitti. Ieri, un articolo del Financial Times ha stimato che i più grandi gruppi industriali della difesa europei si preparano a pagare ai propri azionisti dividendi per 5 miliardi di dollari (il massimo dell'ultimo decennio). Una cifra che nasce dal boom di commesse militari di un'Europa che, sotto il pungolo del capo del Cremlino Vladimir Putin, ha iniziato una nuova e importante stagione di riarmo. Il piano ReArm della Commssione europea prevede investimenti fino a 800 miliardi di euro nei prossimi anni. In ambito Nato, anche l'Italia si è impegnata a raggiungere il 5% del Pil nelle spese per la difesa entro il 2035. Iniziative che sarebbero state impensabili fino a pochi anni fa, in un contesto globale dove la guerra non era presente nel Vecchio Continente e dove gli Stati Uniti hanno sempre provveduto ampiamente alla protezione degli alleati europei che in taluni casi non raggiungevano nemmeno il 2% del Pil di investimenti previsto dall'Alleanza Atlantica.
La Borsa, come sempre si muove in anticipo premiando le valutazioni di tutto il settore, nonostante negli ultimi mesi si sia assistito a un aggiustamento al ribasso sulla prospettiva di una pace tra Mosca e Kiev. In tal senso i nostri big del settore militare, Leonardo e Fincantieri, hanno beneficiato senza riserve del buon vento internazionale. La prima dal 24 febbraio 2022, giorno dell'invasione russa, si è apprezzata in Borsa passando da un valore intorno a 7 euro a oltre 48 euro della chiusura di ieri (+586%). La seconda, leader della cantieristica navale anche militare, quest'anno è stata il titolo migliore di tutto il paniere principale di Piazza Affari con un rialzo di oltre il 138% sull'onda delle commesse in arrivo da tutte le parti del mondo. Il gruppo guidato da Pierroberto Folgiero produce tra le altre cose anche fregate da guerra tecnologicamente avanzate, a tal punto da avere come clienti la marina militare americana. L'azienda non distribuisce dividendi, ma è in grande ascesa, facendo acquisizioni di peso nella subacquea. Da ultima l'operazione, insieme a Prysmian (altro articolo a pagina 27), dell'azienda di telecomunicazioni sottomarine Xtera. La stessa Leonardo, guidata dal ceo Roberto Cingolani, è attiva su molti progetti strategici a livello europeo. Nell'ottobre 2024 ha creato una società paritetica con i tedeschi di Rheinmetall per sviluppare i Lynx, veicoli corazzati cingolati. Oltre agli Mbt, un nuovo modello di carro armato che andrà a sostituire gli Ariete che sono i vecchi cingolati in dotazione all'esercito italiano. La multinazionale italiana partecipa attivamente al consorzio - compartecipato con Bae System e Airbus - per produrre i caccia da guerra Eurofighter Typhoon e sta sviluppando il Michelangelo Dome, un nuovo sistema avanzato di difesa anti-missile per rispondere alle moderne minacce militari.
Le tensioni geopolitiche attuali e future, in un contesto che rimarrebbe delicato anche in caso di pace tra Russia e Ucraina, contribuiranno a mantenere elevati gli investimenti, che si basano comunque su commesse già firmate e di lunghezza pluriennale. Il Financial Times, che basa il suo articolo su un'analisi di Vertical Research Partners, spiega che alla crescita dei rendimenti delle cedole si accompagna un rafforzamento degli investimenti: da prima dell'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, la quota di ricavi destinata a spese e ricerca e sviluppo è stimata in aumento dal 6,4% al 7,9 per cento. Questo la dice lunga sul fatto che la corsa agli armamenti potrebbe ormai essere un fatto strutturale e non un impeto di emergenza collegato al solo conflitto Ucraino.
Negli Stati Uniti, invece, la situazione è un po' diversa.
Gli azionisti delle società della difesa hanno visto un picco di rendimenti nel corso del 2023 per poi ridiscendere. Anche la dinamica degli investimenti ha subito un lieve calo: cosa che non è piaciuta al presidente Donald Trump che ha sollecitato le aziende a investire di più.