Pioggia di guai per il turismo. Europa pronta a farci fuori

I ministri della Ue non hanno raggiunto un accordo: valgono i patti tra gli Stati. Roma rischia l'isolamento

Pioggia di guai per il turismo. Europa pronta a farci fuori

Ci vogliono tagliare fuori. Per noi si prospetta un'estate autoctona, perché molti paesi dell'Ue hanno di fatto chiuso le porte agli italiani.

Quelle del 2020 saranno vacanze con il «patentino sanitario» per chi sceglie Sicilia e Sardegna, dove per sbarcare bisognerà dimostrare di non avere il Covid e comunque saranno complicate un po' ovunque per le restrizioni, sia che si scelga la coste, le città d'arte o la montagna. Ma di fatto chi sogna di spingersi più lontano, dovrà fare i conti con le frontiere chiuse, come quelle dell'Austria, dove il cancelliere Sebastian Kurz ha giudicato «irresponsabile» l'allentamento delle restrizioni con l'Italia, che cadranno invece con Germania e Svizzera. Ha gelato così le speranze di sudtirolesi e tirolesi del nord di vedere riaperto alla libera circolazione il Brennero in tempi rapidi. Tutto bloccato e fino al 15 giugno gli austriaci non potranno entrare per turismo nel nostro paese, perché il numero dei contagi non rassicura Vienna.

I paletti sono stati confermati ieri dalla videoconferenza tra i ministri del Turismo dell'UE, incapaci di trovare un accordo sulle linee guida proposte dalla Commissione europea per il settore e la riapertura delle frontiere, spalancando la strada ad accordi bilaterali. «Sulla riapertura graduale delle frontiere e il pacchetto turismo della Commissione sono necessarie ulteriore discussioni - ha detto Gari Capelli, il ministro croato, che ha la presidenza di turno dell'Ue -. Tuttavia se c'è la possibilità di fare accordi bilaterali, in particolare tra paesi in cui la situazione epidemiologica è simile o uguale, dobbiamo farli per accelerare la ripresa del settore».

È emerso il contrario di quanto l'Italia sperava. A luglio l'isola di Cipro sarà parzialmente riaperta, ma non per noi, che potremo tornare in Germania solo da metà giugno. Austria, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca intendono faranno cadere le barriere tra di loro e con la Germania a metà giugno. Ma resteranno alzate per gli italiani. Questi accordi bilaterali o di cordata produrranno inevitabilmente quelle corsie preferenziali per il turismo che bisognava evitare, perché il coronavirus secondo il Centro studi di Unimpresa in Italia ha aperto un buco da 8,2 miliardi per il settore a causa delle disdette che per quest'estate raggiungono punte dell'80 per cento. «Nonostante il grande impegno e i notevoli fondi che i diversi paesi stanno dedicando al settore, e lo dimostra il Dl Rilancio che l'Italia ha approvato solo pochi giorni fa, l'impatto negativo è tale che nessuno può pensare di farcela da solo - ha sottolineato il nostro ministro Dario Franceschini -. Il governo italiano intende dedicare una quota rilevante del Recovery Fund al turismo, chiediamo un ulteriore sforzo a livello europeo affinché l'intera filiera turistica sia inserita in via preferenziale in tutti i programmi di ripresa e di investimento comunitari». Poi Franceschini ha informato i colleghi che l'Italia sta mettendo in campo tutte le forze possibili per la sanificazione e la sicurezza delle strutture e sul sistema di monitoraggio epidemiologico c'è trasparenza e semplicità nell'accesso ai dati.

Delusa anche la Francia che chiedeva più coordinamento nella riapertura in vista della stagione turistica estiva. «È urgente coordinarsi - aveva sottolineato il segretario di Stato francese Jean-Baptiste Lemoyne -.

Francamente non si può dire ognuno annuncia quel che gli pare. L'obiettivo è una riapertura progressiva delle frontiere interne all'UE attorno al 15 giugno. Entro quella scadenza bisogna lavorare tra Europei con i Paesi frontalieri per evitare che ci sia un'Europa a più velocità».

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