Quella contro Matteo Salvini è una vera e propria persecuzione giudiziaria, ma dirlo è tabù. Perché la magistratura in Italia è intoccabile e lo sono anche coloro che pur di annientare l'avversario politico scelgono la strada dei tribunali. Dall'epoca in cui era ministro dell'Interno, il leader della Lega si trova a dover fare i conti con querele, processi, accuse da parte di soggetti che, nella maggior parte dei casi, danno l'idea di aver messo in atto un accanimento per puri scopi ideologici o politici. Oggi l'ex titolare del Viminale avrebbe dovuto essere a Torino per il processo che lo vede imputato per vilipendio della magistratura, ma non andrà per legittimo impedimento.
Ma è di ieri la notizia che anche la Procura di Milano lo ha rinviato a giudizio per diffamazione per le esternazioni del 2019 contro Carola Rackete, il capitano della Sea Watch 3 che, come si ricorderà, urtò una motovedetta della Guardia di Finanza letteralmente schiacciandola contro la banchina del porto pur di far scendere i migranti che aveva imbarcato.
Secondo quanto si apprende, l'indagine a carico del senatore leghista si era chiusa nel febbraio dello scorso anno, ma come riportato dal giornale Domani, il pubblico ministero «Giancarla Serafini ha firmato il decreto di citazione diretta a giudizio, l'atto con il quale si decide il rinvio a giudizio di un indagato senza dover passare per l'udienza preliminare davanti al giudice, atto previsto dal codice per i reati che hanno una pena massima inferiore ai quattro anni».
Il leader della Lega, non appena appreso del nuovo processo che dovrà affrontare, ha dichiarato: «Mentre milioni di italiani vivono fra difficoltà, incertezze e paura, per qualcuno l'importante è preparare altri processi contro di me. Non vedo l'ora di incontrare la simpatica speronatrice tedesca». Secondo quanto risulta dalla documentazione, la donna avrebbe querelato l'ex ministro perché l'avrebbe chiamata in diverse occasioni «sbruffoncella», «fuorilegge», «delinquente», autrice di un atto «criminale», responsabile di un tentato omicidio poiché avrebbe «provato ad ammazzare cinque militari italiani», «complice dei trafficanti di esseri umani». Nella denuncia si legge che gli insulti sarebbero «un puro strumento propagandistico e istigatorio di un discorso dell'odio, che travolge ogni richiamo alla funzione istituzionale».
Ciò che stupisce è che Salvini per le sue dichiarazioni andrà a processo mentre, per essere entrata in porto urtando una nave della Finanza, la Rackete, che ora attende il giudizio della Cassazione, finora è stata prosciolta. Insomma, i migranti in Italia non li puoi toccare. Mentre gli italiani sono chiusi in casa e rischiano multe salate in un clima da paura, mentre le attività falliscono e la gente rischia di morire di fame, chi entra clandestinamente viene accolto tra tutti gli onori e chi lo difende o traghetta in Italia passa per eroe nazionale, anche se si chiama Carola Rackete e ci è arrivato per conto di una Ong straniera.
Salvini è attualmente a
processo anche a Catania per il caso di nave Gregoretti e a Palermo per quello di Open Arms con l'accusa di sequestro di persona. Rischia fino a 15 anni di carcere. Se non è accanimento giudiziario questo, davvero poco ci manca.
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