
Un tempo si andava in televisione, o si capitalizzava la fama acquisita al cinema, per entrare in politica.
Adesso si entra in politica per andare in televisione e magari, perché no, finire in qualche film. Andare in tv, dunque. Ma non solo come ospiti, sarebbe banale. No, con la propria trasmissione, preferibilmente in Rai, per prolungare il servizio pubblico già offerto alla patria in Parlamento.
Facciamo qualche esempio. Prendiamo Ronald Reagan. Deve la sua fama a Hollywood. Da lì alla Casa Bianca è stato un attimo. E che signor presidente, Mr Reagan: il più grande del dopoguerra.
Arnold Schwarzenegger emigrò dall'Austria in California, e a Los Angeles trovò un doppio successo. Come attore e governatore. Impresa titanica ma Arnold era ben allenato, e forse, lavorando con Andy Warhol, aveva capito qualcosa del mondo dello spettacolo: ad esempio, che confina con quello della politica.
Il presidente Zelensky è un comico passato direttamente dalle fiction alla guerra con la Russia.
Ci sono casi anche italiani. Il più nobile si direbbe quello di Enzo Tortora, il celebre conduttore trascinato nella polvere dalla più sgangherata inchiesta giudiziaria sulla camorra. Fu eletto parlamentare europeo con i Radicali di Marco Panella. Non sarà poi un caso che sia stato Silvio Berlusconi a fondare prima la televisione privata a diffusione nazionale e poi Forza Italia, l'unico partito liberale di massa nella storia di questo Paese.
La politica era dunque il supremo riconoscimento. Ora il supremo riconoscimento è diventare un personaggio tv, anche di seconda o terza fila. La politica stessa si fa sul piccolo schermo.
Non desta stupore che, dopo pionieri come Nunzia De Girolamo, Luciano Violante, ex presidente della Camera, finisca davanti alla telecamera, in un programma del pomeriggio, BellaMa', condotto da Pierluigi Diaco su Raidue. Naturalmente, come ha spiegato Violante, per fare "servizio civile e spiegare la Costituzione", ci mancherebbe.
Violante si è anche dovuto fare violenza: "Sono refrattario alla tv". Infatti eccolo in Rai, da settembre. Sul Foglio, in una divertente intervista, Dario Franceschini, ex ministro della cultura, ammette che non gli dispiacerebbe fare una trasmissione in tv, "alla Arbore". Hai detto niente. Buona fortuna. Renzo è un genio, Franceschini vedremo, eventualmente.
In tv aveva cercato di mettere le radici anche Walter Veltroni, respinto con perdite dall'Auditel. Si è cercato di insistere ma non c'era veramente niente da fare, la gente preferiva guardare uno schermo grigio piuttosto che i programmi ideati dal fondatore del Partito democratico.
Per quanto riguarda Elly Schlein, per ora ha
manifestato la volontà di tornare a fare la regista nel caso in politica vada male.E così abbiamo imparato due cose: Elly faceva la regista; Elly pensa che le cose, al Partito democratico, vadano bene. Ma che film sta guardando?