Poliziotto no-vax morto a 58 anni. "Si credeva forte più del virus"

Pensava che non si sarebbe mai ammalato e che comunque, se fosse accaduto, avrebbe vinto lui. Invece il virus lo ha colpito e alla fine, dopo una battaglia andata avanti un mese, lo ha sconfitto

Poliziotto no-vax morto a 58 anni. "Si credeva forte più del virus"

Pensava che non si sarebbe mai ammalato e che comunque, se fosse accaduto, avrebbe vinto lui. Invece il virus lo ha colpito e alla fine, dopo una battaglia andata avanti un mese, lo ha sconfitto. Candido Avezzù era un poliziotto che lavorava nel reparto mobile di Padova. È morto domenica scorsa a 58 anni nel reparto di terapia intensiva di Jesolo, dove viveva.

Era un no vax convinto. «Io sono più forte del Covid», diceva alla ex compagna, che è stata intervistata dal Corriere della Sera. Di immunizzarsi non ne voleva sapere, non si fidava, temeva una trombosi. Dunque niente vaccino, nonostante il suo lavoro a contatto con la gente avrebbe suggerito di farlo. «Aveva sottovalutato il pericolo», dice la donna dalla quale Avezzù era separato dal 2020.

Proprio in una trasferta di lavoro il poliziotto si sarebbe contagiato. A metà luglio era stato mandato a Taranto, presso un hot spot che in quel momento ospitava circa 300 migranti, una trentina dei quali positivi. Il 27 luglio scopre di essersi infettato ed era convinto che il contagio fosse avvenuto proprio a Taranto, durante il servizio. In un primo momento le sue condizioni non sembravano gravi, all'ospedale di Jesolo lo avevano rimandato a casa con una cura antibiotica. Ma poi si è aggravato rapidamente ed è stato necessario il ricovero, questa volta presso l'ospedale di Dolo, sulla riviera del Brenta. Per poi essere trasferito di nuovo a Jesolo quando la situazione è precipitata ed è finito in terapia intensiva. Non pensava che sarebbe mai successo, credeva di poterlo tenere a bada questo Covid che purtroppo si accanisce di più contro chi non è vaccinato. Invece il 10 agosto i medici gli hanno detto che doveva essere intubato.

A quel punto Avezzù aveva cominciato ad avere paura, non era più tanto convinto di essere più forte della malattia. «Entro in intensiva, sulla lapide lo scudetto del 2. Grazie», aveva scritto sull'ultimo post pubblicato su Facebook riferendosi al reparto della Mobile di Padova dove tanto amava lavorare.

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