All'errore solo tecnico non ci crede nessuno. E il ridimensionamento dei poteri preventivi dell'Anac, che il presidente Raffaele Cantone interpreta come «segnale di ostilità», è già un caso politico.
È vero che per il premier Paolo Gentiloni tutto sarà corretto presto nella «manovrina», che il leader Pd Matteo Renzi si associa alle sue parole, ricordando: «Cantone lo abbiamo scelto noi» e che fa lo stesso il suo sfidante alle primarie dem e Guardasigilli Andrea Orlando, ma più passano le ore e più aumentano i sospetti di una manovra non solo contro Cantone.
Renzi, furioso, avrebbe parlato ieri con il presidente dell'Anac, convinto di una cosa: «Colpiscono te per colpire me». La caccia al responsabile tira in ballo Maria Elena Boschi, sottosegretario alla Presidenza e renziana di ferro: quanto meno non avrebbe vigilato a dovere nel pre Consiglio dei ministri, in cui sarebbe stata discussa ed eliminata dai «tecnici» dei ministeri competenti la norma del Codice degli appalti che consente all'Anac di intervenire su un appalto sospetto prima degli accertamenti della magistratura. Possibile che la fidata Maria Elena non si sia accorta di quel che preparavano i «mandarini»? E al Consiglio dei ministri, Orlando e Delrio (Infrastrutture) che ora garantiscono la riparazione, che facevano? L'ex premier della Boschi non dubita, ma di altri del suo entourage forse sì.
Con le primarie Pd alle porte lo sgarro a Cantone potrebbe essere legato alla faida interna con Orlando. In pre consiglio hanno avuto un ruolo chiave capi di gabinetto e capi uffici legislativi, soprattutto di Via Arenula. Tutti magistrati, della «casta» defraudata delle sue prerogative dai poteri speciali all'Anac. Per giustificarne la cancellazione hanno citato pareri del Consiglio di Stato. Che però precisa di non aver mai chiesto l'abrogazione dell'articolo in questione, ma di aver dato «indicazioni per rendere la raccomandazione vincolante uno strumento efficace e al contempo immune da profili di eccesso di delega e di incostituzionalità».
Mentre Cantone sceglie il silenzio in attesa della conclusione della vicenda, il M5s si scaglia contro il Pd. Su Twitter Luigi Di Maio ripete: «È inutile cercare la manina che ha tolto all' Anac i poteri sugli appalti. La manina è del Pd». Che è, per i grillini, «un partito allergico all'anticorruzione». Si legge sul blog di Beppe Grillo: «il governo Renzi-Gentiloni si è reso gravemente responsabile di un atto clamoroso che va nella direzione di alimentare la già dilagante corruzione negli appalti pubblici». Dal centrodestra Giovanni Toti di Fi osserva che «il governo sta facendo grande confusione» e non si capisce che cosa sia l'Anac e quali i suoi poteri. L'outsider Stefano Parisi condivide la bocciatura ed Enrico Zanetti di Sc esprime perplessità sulle autorità straordinarie.
Agli attacchi replica il presidente del Pd Matteo Orfini, consigliando al M5s «maggiore sobrietà: un partito fondato da un pregiudicato che quando si trova a dover amministrare sceglie, difende e osanna gente tipo Marra non può distribuire patenti di onestà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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