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Prato de-italianizzata, il "signor Gori" non c'è più: tra i primi dieci cognomi solo "Chen", "Hu" e "Lin"

Nella città toscana solo cinesi tra i nomi più diffusi. Non era mai successo

Prato de-italianizzata, il "signor Gori" non c'è più. Tra i primi dieci cognomi solo "Chen", "Hu" e "Lin"

Se si pensa alla globalizzazione e al «melting pot» dei capoluoghi italiani, nell'immaginario collettivo si materializza lo «skyline» di Milano: al capoluogo meneghino viene spesso attribuita la comunità straniera (cinese, in primis) più numerosa d'Italia, in rapporto al totale degli abitanti. Giusto? Sbagliato: perché c'è un capoluogo di provincia dove gli stranieri rappresentano quasi il 26% della popolazione e dove non esiste alcun cognome italiano nella «top ten» dei cognomi più diffusi, ma si tratta di Prato. Due record singolari confermati dalle statistiche pubblicate proprio nelle scorse ore dall'Ufficio Statistica del Comune di Prato: degli oltre 195mila abitanti che fanno della città toscana la terza più popolosa del Centro - Italia dopo Roma e Firenze (nonché la diciottesima a livello nazionale) ben 46mila non risultano essere nati in Italia.

Proporzioni che nessun'altra realtà della Penisola ha mai evidenziato, sui quali incide ovviamente il fatto che proprio sul territorio pratese risieda una delle comunità cinesi più folte d'Europa. E proprio agli orientali è legata anche la seconda peculiarità locale: ai primi dieci posti dei cognomi più comuni non risultano esserci più cognomi italiani. Gori, il cognome «laniero» un tempo maggioritario, è infatti finito all'undicesimo posto. Le prime dieci posizioni sono tutte occupate da patronimici cinesi: in nessun altro capoluogo si hanno riscontri del genere. Il cognome più diffuso, portato da 2611 persone è infatti Chen. A completare i primi tre posti, gli Hu (con 2216 unità) e i Lin (1866). A seguire, ecco Wang (1594) Zhang (1500) Huang (1334) Li (1260) Zheng (1085) Wu (1004) e Zu (995). Detto di Gori undicesimo a quota 932, scorrendo nella graduatoria si nota inoltre come siano solo due i cognomi italiani nei primi venti più diffusi: l'elenco riparte infatti con Xu (918 residenti) e Ye (686) e bisogna scendere sino alla quattordicesima piazza per trovare l'italianissimo Rossi, a sua volta seguito da altri cognomi orientaleggianti (Yang, Jiang, Dai, Zhu, Liu e Yu) prima del toscano Innocenti, ventunesimo con 551 presenze. Ma non è escluso che Gori, Rossi e Innocenti perdano altre posizioni nei prossimi anni, è anzi assai probabile: Istat certifica come la popolazione provinciale sia in crescita, ma a fare da traino non è più la componente italiana. A trainare sono i primis i nativi della Cina, visto che la «Chinatown pratese» conta circa 33mila membri. Nei giorni scorsi sono iniziati i festeggiamenti per il Capodanno Cinese, che culmineranno nella sfilata per celebrare l'«Anno del Coniglio». Un potenziale momento di unione, anche se in passato non sono mancate criticità: la deputata di Forza Italia Erica Mazzetti ha di recente portato in Parlamento la questione della fantomatica «polizia cinese», chiedendo al governo di fare chiarezza. E si tratta di un argomento che a ben vedere assume rilevanza nazionale: Prato ne ospita come abbiamo visto il gruppo (in proporzione) più rilevante, ma stando ai dati più recenti del Ministero del Lavoro i cinesi che abitano in pianta stabile in tutta Italia sfiorano le 300mila unità.

Una cifra che fa del gruppo etnico orientale il quarto più numeroso del Paese, dopo quello rumeno, quello albanese e quello marocchino. Ragionando non più in proporzione agli abitanti, ma in termini assoluti, Prato «retrocederebbe» al secondo posto per presenza orientale: in quel caso Istat metterebbe al vertice Milano (circa 40mila cinesi, sommando la «Chinatown storica» di via Paolo Sarti alle realtà dell'hinterland provinciale) e in terza piazza Firenze (23mila, conteggiando anche l'area provinciale). Fatta eccezione per Roma, quarta a quota 20mila, appaiono decisamente staccate le altre: Torino, la quinta meta «preferita» dai cittadini provenienti dalla Cina, ne ospita poco più di 10mila.

Troviamo poi il Sud con Napoli (a quota 8mila) e Bologna con i 6mila cinesi della città metropolitana. E siamo al quesito finale: Prato rappresenta un caso eccezionale o una tendenza che presto investirà tutti i capoluoghi italiani?

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