Roma - L'Italia è tornata, scrive il premier. «Più solida e ambiziosa» che pria.Bravo, grazie. Ormai ridotto alla maschera del Nerone di Petrolini, Matteo Renzi canta le sue (l)odi davanti a Roma che brucia, ovvero alla sua Italietta che non regge, anzi crolla di fronte all'insostenibile pesantezza della realtà. Delle ricette economiche che non funzionano, delle pessime riforme-fantoccio, di una macchina mediatica che macina temi su temi senza che il Paese neppure se ne curi più. Potere per il potere; con creditori importanti, gli ambienti europei che gli hanno dato fiducia, che bussano alla porta. Considerata anche l'autorevolezza del pulpito (Facebook) c'è davvero da «farsene una ragione», come reagisce il premier di fronte allo straniero invasor (ora se ne accorge, tapini noi). Oltre confine, sostiene, c'è chi «forse impaurito da questo nuovo protagonismo italiano, preferirebbe averci più deboli e marginali, come purtroppo è spesso accaduto in passato». Il gufismo, da paradosso nazionale, ha varcato dunque le Alpi e guarda a Palazzo Chigi con sguardi inquietanti (il premier lo sostiene davvero, nella sua filippica, non è una spigolatura). Segni incontrovertibili di un qualcosa che è già mutato, nella fauna che sospingeva e sorreggeva il giovin signore di Firenze immaginando che potesse modernizzare e risolvere, con un po' di colpi da guitto, immobilismi e ritardi di un Paese stremato. Un Paese che meriterebbe sorte migliore, anche se un po' se la tira, come dimostra il nuovo corso di Bruxelles nei suoi confronti e, soprattutto, come dimostrano i mercati finanziari che hanno ripreso a scommettere contro l'Italia. «Insider di Borsa raccontano di speculazione su banche italiane a causa rottura tra Renzi ed Europa», scrive su Twitter il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta, sempre più sicuro che il giovanotto sia «unfit to lead», inadatto a governare, come si dice negli ambienti europei. «Assistiamo a una tragica contesa tra due soggetti che hanno fatto il male dell'Italia, la Ue a trazione tedesca e il governo Renzi; gli italiani sono vittime incolpevoli di questa sfida, che sta minando il sistema bancario e con esso la nostra economia già indebolita dalla politica di tre premier senza legittimazione democratica. Nelle sprezzanti parole di Junker e nei rumors della commissione Ue (non abbiamo un interlocutore a Roma) si riflette la considerazione scarsissima o nulla che Renzi riscuote in tutte le cancellerie occidentali...».Renzi scaricato «rumorosamente», dunque, afferma Brunetta prendendosi qualche rivincita. E Renzi ebbro di potere che gioca un'altra partita, quella propria, pensando superficialmente che basti urlare un chicchirichì per vedersi riconoscere il ruolo di gallo nel pollaio (finzione riuscita qui da noi, ma in Europa ci sono altri polli e assai più creste). Ma anche premier sotto botta, che alza la voce per dissimulare e distogliere da partite disastrose, come quelle bancarie (e come sospettano in tanti). «L'Italia è tornata, esulta Renzi. Negli stessi minuti la Borsa italiana perde... Oltre a essere incapace, questo porta pure sfiga», dice la sintesi un po' rozza del leghista Salvini.
Il gufismo trova nuove chiavi interpretative e rischia di far scoprire, dopo tanto dannare, che il vero malocchio alberga dentro di noi. Per meglio dire, a Palazzo Chigi. Aprire le finestre, far passare un po' d'aria fresca, non sarebbe poi male.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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