Premier progressisti ma anti clandestini. Rama e Starmer gelano la sinistra

Il Pd tace sulla vittoria dell'albanese e sulla stretta sui migranti dell'inglese

Premier progressisti ma anti clandestini. Rama e Starmer gelano la sinistra
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Effetto Rama-Starmer sulla sinistra italiana. Che reagisce con il silenzio e la timidezza al trionfo del premier albanese e alla stretta sui migranti del capo del governo britannico. Entrambi saldamente nel campo progressista, ma così distanti dalla leadership dell'opposizione italiana. Che, per una volta, non cerca un Papa straniero. Nemmeno in Albania o Oltremanica, dove pure governa. Poco l'entusiasmo, per usare un eufemismo, sulla schiacciante conferma di Edi Rama. In Albania i socialisti del premier uscente si avviano a un risultato storico, abbattendo il muro del 50% dei voti conquistati. Con tanto di crollo del centrodestra guidato da Sali Berisha. Per Rama è record: quattro mandati consecutivi alla guida del Paese. Eppure da Pd e alleati non ci sono stati nemmeno i complimenti di rito. A pesare, probabilmente, anche il rapporto privilegiato di Rama con Giorgia Meloni. Il primo ministro, infatti, ha sottoscritto con il governo italiano l'accordo per la realizzazione dei centri per migranti sul territorio dell'Albania. Un'operazione apertamente avversata dalle opposizioni italiane. Pd, M5s e Avs che non hanno mai amato il socialista di Tirana. Scintille a novembre del 2023, quando i dem italiani hanno protestato con il Pse - partito di cui fa parte la sinistra albanese - accusando Rama di aver tradito i valori dei progressisti europei con la firma del patto con Meloni sui migranti. Sulfurea la risposta di Rama, affidata a un'intervista a Il Foglio: «È qualcosa di incredibile, dice le stesse cose della destra in Albania e non a caso fanno la politica di quelli che non vincono mai, il Pd è un partito perso, sono pazzi».

In controtendenza l'ex premier Massimo D'Alema. «Edi è un amico dice al Foglio modernizza l'Albania, Meloni gli delega tutto, non è colpa sua». E ancora: «È socialista anche se aiuta la premier». Dentro il Pd, invece, resta il silenzio sulla vittoria di Rama.

Ancora più scivolosa, per il Nazareno, è la vicenda che coinvolge il premier britannico, il laburista Keir Starmer. Il leader di Londra è il protagonista di una vera e propria stretta sui migranti. Tra i provvedimenti ci sono tempistiche più lunghe per l'ottenimento della cittadinanza, restrizioni per i visti lavorativi, richiesta di una conoscenza adeguata della lingua inglese. «Riprenderemo finalmente il controllo delle frontiere», ha proclamato il capo dei laburisti, accolto dagli squilli di tromba del Pd al momento del suo approdo al numero 10 di Downing Street. La svolta sull'immigrazione, invece, è passata sotto il sostanziale silenzio della sinistra italiana.

Ma c'è da annotare una divaricazione con i progressisti di casa nostra anche sulla politica estera. La linea cristallina di aiuto e sostegno, anche militare, a Kiev portata avanti da Starmer stona con gli equilibrismi della segretaria Elly Schlein, impegnata a tenere insieme le spinte contrapposte dei pacifisti ortodossi - più vicini alla linea del M5s di Conte - e dei riformisti pro-Ucraina. Se Starmer è al vertice dei volenterosi, la leader del Pd viene annoverata nella categoria dei «dubbiosi». Non a caso, il Pd italiano è alleato di Cinque Stelle e Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni. Due partiti che, a livello europeo, siedono nel gruppo della sinistra radicale di The Left, di certo lontana dall'approccio pragmatico del leader del Labour inglese. L'ala riformista, infatti, commenta a bassa voce.

«È importante non consegnare i temi dell'immigrazione e della sicurezza alla destra, ma il Pd è un partito plurale», sospira un parlamentare dem della corrente Liberal. L'opinione è condivisa, tra i dem, ma i «filo Starmer», per ora, restano sottotraccia.

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