N on guardiamo soltanto la sconfitta sul campo e non fissiamoci con il dagli all'untore puntando il dito esclusivamente contro Ventura e Tavecchio. Chi consiglia le dimissioni dovrebbe essere il primo a dimettersi, a rigor di risultati globali, ma anche un presidente che a due giorni dal disastro continua a scappare, non fa altro che un autogol. C'è un terzo grande sconfitto, però, forse il più colpevole: il vecchio calcio di casa nostra. Perché Tavecchio è pur sempre figlio di quello interpretato, e rappresentato, dalle mitiche figure di Lotito e Galliani, così furbi e capaci nel loro lavoro, ma così frenanti al tirar delle somme odierne. Per vero dire l'ultimo Agnelli aveva tentato opposizione, poi si è ammorbidito ed allineato. Il vecchio calcio è quello che ci ha trascinato per anni nel campionato a 18 e 20 squadre, quello che ha mantenuto a lungo, come presidente di Lega, un ex giornalista che ha intascato adeguato stipendio e mantenuto tutto nel comodo immobilismo. Ci fosse andato un personaggio indipendente avrebbe messo occhio su libri e faccende interne e ne sarebbe fuggito. Il vecchio calcio è questa Lega di serie A che non riesce a darsi una gestione, litiga, rallenta, pensa solo all'orticello. Il vecchio calcio convive con troppe leghe minori che non sposano il business accanito del nuovo mondo del pallone.
Cambiate pure tutto, nomi e cognomi dei federali, ma non avrete cambiato niente se non cambierete la testa dei padroni della serie A e del resto del movimento. Il nostro calcio ha bisogno di bravi giocatori italiani, invece qui si cerca gente che costi poco e renda al massimo. I nomi stranieri servono a mandar fumo negli occhi ai tifosi. Nessuno si preoccupa di trovare soluzione al quesito numero uno: come riproporre giocatori di valore? Ovvero: chiedere ai tecnici delle giovanili di migliorare nel loro lavoro e svezzare talenti, pescarli nella massa, lasciare libertà tecnica. Servono investimenti federali e dei club. Occorrono atleti che abbiano più esperienza e personalità, siano meno scolaretti inseguiti dalla voce del tecnico. Servirebbe un campionato delle riserve per far progredire i giovani e migliorare l'arte dei mediocri. Servirebbe cambiare la testa ai presidenti della serie A chiamandoli al bene comune, che non è solo il quantum regalato dalle Tv e l'ingresso in Champions league. Non succederà mai.
Quindi cosa volete chiedere ad una federazione che non può imporre una svolta seria e decisa? Soprattutto oggi che, nel nostro campionato, aumentano i proprietari stranieri. Mica penserete che vengano a farci la carità? Vogliono raccattare i milioni del movimento e cercano solo business. I cinesi insegnano. Le nazionale italiana non è cosa loro.
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