Presidi, alunni e prof. Dad davanti alle scuole. "Siamo allo stremo"

Rischiano per il secondo anno di restare in casa: "Quanto reggeranno ancora?"

Presidi, alunni e prof. Dad davanti alle scuole. "Siamo allo stremo"

Sono furiosi e hanno ragione. «Qui rischiamo che per il secondo anno i nostri figli vivano segregati, lontano dai loro interessi, depressi e dimenticati». Diana Palomba è tra le fondatrici del comitato «Priorità alla scuola», è tra i genitori che per primi hanno visto il disastro di quello che sarebbe accaduto nel nostro Paese, tanto che il primo appello alla Azzolina era datato addirittura 15 marzo. Da allora non hanno mai perso di vista l'obbiettivo e l'altra sera se Antonio Conte a Otto e mezzo ha vagamente parlato di riapertura delle scuole anche prima di Natale (senza però dare riferimenti precisi) è anche merito loro. Una voce sempre più forte che giunge ormai da tutte le piazze d'Italia, da Firenze a Milano, passando da Torino, Bologna, Vicenza, Roma. Davanti alle scuole seduti per terra, ci sono loro, le vittime di questo sistema assurdo che li ha eliminati ancora prima di iniziare. Sono gli studenti delle scuole medie, delle superiori. Non ne possono più di stare chiusi in casa e insieme ai presidi, agli insegnanti chiedono di tornare a vivere le loro aule, a sedersi su quei banchi, anche se nel frattempo sono diventati a rotelle. «In Italia sta passando il messaggio che è più importante aprire i negozi per fare shopping a Natale che riaprire la scuola», dice amareggiata Palomba.

«Mia figlia di 15 anni è una ragazza molto diligente, studia e segue la didattica on line, ma possibile che non esca da settimane? Resta in pigiama, passa dalla sua cameretta alla cucina. Nessuno sport e nessuno svago con qualche amica. Non vede nessuno. Come possono sentirsi psicologicamente questi nostri ragazzi? E per quanto potranno ancora sopportare?».

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