Preso il killer di Antonella: "Mi spiace, ho sparato per difendermi"

L'obiettivo era un ragazzo con cui aveva ruggini da tempo. La madre ha convinto il giovane a costituirsi. Il pm: "Ragazzini, è inquietante"

Instagram Antonella Lopez
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«Non avevo intenzioni bellicose. La pistola? L'ho portata per difendermi da eventuali aggressioni. Succedono spesso nei locali notturni baresi». Il killer di Antonella Lopez, la 19enne uccisa sabato notte al Bahia di Molfetta, risponde al pm della Dda Federico Perrone Capano. Si chiama Michele Lavopa, ha 22 anni e vecchi precedenti per rapina. Si presenta in caserma spontaneamente: «Voglio spiegare cosa è successo» dice ai carabinieri che l'hanno già individuato dai video della sparatoria.

Succede tutto passate le 2,36 della notte tra sabato e domenica. Allo stabilimento discoteca Bahia si festeggia la fine dell'estate. Sul piano rialzato c'è il killer con alcuni amici. Entra, con «fare baldanzoso», ovvero forzando il servizio d'ordine, Eugenio Palermiti jr, nipote dell'omonimo capoclan del rione Japigia di Bari. Con lui altri ragazzi fra i quali Giuseppe Fresa detto Tupac e la vittima, Antonella Lopez. Fra Lavopa e Palermiti c'è una vecchia ruggine, un'aggressione fra 15enni al Fortino di Bari per questioni di ragazze. Un vero e proprio pestaggio ai danni di Lavopa. «Quando li ho visti arrivare abbiamo deciso di andar via, avevo capito l'aria che tirava». Ma Palermiti sbarra la strada al gruppo di coetanei. Li accerchia. «Mi hanno detto, provocandomi: Che succede? Tutto a posto?», spiega il giovane fermato per omicidio e tentato omicidio. Lavopa risponde alla provocazione: estrae dai pantaloni una pistola calibro 7,65 e fa fuoco per ben sei volte in direzione di Palermiti. «Mi era sembrato che stesse tirando fuori una pistola. Ecco perché ho sparato». Un proiettile colpisce a una spalla la Lopez che, in seguito a una grave emorragia, muore durante il trasporto in ospedale. Altri 4 colpi centrano altrettante persone del gruppo, Davide Rana, 25 anni, Giammarco Ceglie, 22 anni, Francesco Crudele, 20 anni, e lo stesso Palermiti jr. I carabinieri accorrono sul posto, sulla Lopez i sanitari della Misericordia tentano di bloccare il sangue. La situazione è gravissima e la ragazza, che aveva perso uno zio ucciso durante una faida fra clan, muore.

Il bersaglio, insomma, non era lei ma Palermiti jr, la ricostruzione del pm. «È vero che era armato - spiega il pm - ma ha subito una provocazione. Nel senso che era il gruppo capeggiato da Eugenio Palermiti ad aver cercato lo scontro». Lavopa fugge a piedi dal locale, viene recuperato da alcune amiche per raggiungere il quartiere San Paolo. Qui si sarebbe disfatto dell'arma, che non è stata trovata, e dei vestiti. È la madre, quando rincasa, a convincerlo di andare dai carabinieri a costituirsi. «La Lopez è una vittima innocente. È stato un errore di esecuzione», ribadisce il sostituto procuratore Perrone Capano.

«I giovani rampolli di queste casate criminali - conclude il magistrato - vedono la discoteca come luogo in cui passare la serata e dare manifestazioni di forza. La cosa inquietante è che abbiamo ascoltato sostanzialmente dei bambini, quasi tutti poco più che 20enni».

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