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Processo aperto contro Corsini per le parole dette ad Atreju

Le parole del direttore degli approfondimenti Rai, Paolo Corsini dal palco di Atreju, di venerdì scorso, avevano fatto insorgere l'opposizione

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Tanto tuonò che piovve. Le parole del direttore degli approfondimenti Rai, Paolo Corsini (nel tondo) dal palco di Atreju, di venerdì scorso, avevano fatto insorgere l'opposizione perché il giornalista ha parlato del «nostro partito» riferendosi a Fratelli d'Italia e si è definito «militante». È stato chiesto a gran voce un suo «passo indietro», appellandosi alla direzione dell'ente tv per fare luce sulla questione. Ed è di ieri la notizia, diffusa da fonti di viale Mazzini, che è stata aperta una procedura disciplinare nei confronti del direttore dell'Approfondimento. Sempre le stesse fonti fanno notare una profonda irritazione per le inopportune dichiarazioni rilasciate dal manager di Pino Insegno. Così come al settimo piano ci si stupisce delle dichiarazioni in libertà sui social riferite a Report. Nessuno - si fa notare - ha mai pensato di sospendere la puntata in onda ieri sera.

Il direttore dell'Approfondimento, pur ammettendo di aver sbagliato, chiarisce il senso del suo intervento. «Quando si estrapolano parole dal contesto in cui sono state espresse, si corre sempre il rischio di prestarsi a facili critiche e strumentalizzazioni - sottolinea -. Mi dispiace davvero che alcune mie frasi abbiano generato fraintendimenti. Nei miei brevi interventi introduttivi, finalizzati esclusivamente ad animare il dibattito e coinvolgere e presentare i relatori, non c'era ovviamente alcun intento politico o polemico e di questo mi scuso». Parole che evidentemente non bastando al Pd.

La procedura su Corsini segue le prime dichiarazioni, venerdì scorso, della presidente Rai, Marinella Soldi. «Credo che un giornalista del servizio pubblico debba garantire un atteggiamento sempre equidistante - aveva commentato Soldi -, a prescindere dal contesto in cui opera.

Agli operatori dell'informazione Rai è richiesto di esercitare la propria professione nel segno del pluralismo e dell'imparzialità».

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