
Alla vista di quello che aveva creato e distrutto, Chiara Petrolini si è alzata e, con il permesso delle Corte, è sgusciata fuori dall'aula, accompagnata dal padre. Ieri a Parma è ripreso il processo contro la 22enne di Traversetolo che, in un anno e mezzo, ha dato alla luce ed ucciso due bambini, seppellendoli nel giardino di casa, all'insaputa di tutti, genitori e fidanzato compreso.
Anche lui, il papà mancato, era presente in aula ed anche lui, quando l'udienza ha previsto il doloroso passaggio sullo schermo di un'immagine del ritrovamento di uno dei suoi due bimbi, non ha retto, ed ha abbandonato l'aula. Era poco più di un anno fa quando in un giardino della quieta provincia di Parma è deflagrato questo caso con il suo indicibile mistero: il primo bimbo viene ritrovato il 9 agosto 2024, mentre Chiara è a New York con la famiglia, dopo aver partorito meno di 72 ore prima. I resti di un secondo bimbo, nato e sepolto nel maggio 2023, riemergono il 7 settembre 2024. Samuel quei due figli non li ha mai visti, nemmeno immaginati, ma ha dato loro un nome ed una sepoltura lo scorso marzo. Nel silenzio del cimitero di Bannone, fra le colline parmensi, da poco è arrivata anche la lapide con il disegno di due angioletti, quattro nomi Angelo Federico e Domenico Matteo - ed il suo cognome, Granelli.
Ieri era il giorno del conferimento delle perizie. La difesa di Petrolini aveva chiesto fin dall'udienza preliminare dello scorso giugno, con il suo legale Nicola Tria, che fosse valutato lo stato mentale in cui la giovane ha agito: gli incarichi sono stati affidati a Maria Carla Verga e Laura Ghiringhelli che avranno tempo fino a febbraio 2026 per incontrare, ascoltare e capire "chi sia stata Chiara veramente" in quei mesi in cui ha portato avanti due gravidanze segrete, continuando la sua vita che, secondo i primi teste ascoltati, era totalmente incompatibile con la maternità. Chiara che balla, Chiara che beve un drink, Chiara che ogni tanto si fa una canna di marjuana.
Nell'udienza di ieri non sono passati solo gli scatti del 118 di quel bimbo nudo, avvolto in una salvietta gialla, che sembrava dormire, ma anche istantanee simboliche di una giovane qualunque, "normale", si direbbe, se non fosse per quel proposito mostruoso reiterato per due volte: non parlare, attendere ed uccidere i propri bambini. "Come ho fatto? Ho spinto finché non sono usciti. Entrambi erano già morti, non sapevo cosa fare e li ho messi in giardino", ha ripetuto secca nei brevi stralci della sua confessione.
Gli incontri con i periti inizieranno il 25 settembre: per le sedute Chiara potrà uscire di casa, lasciando i domiciliari a cui è sottoposta da ormai 12 mesi. Fra i primi a parlare sono stati i carabinieri.
Dal tenente colonnello Domenico Sacchetti, al maresciallo della stazione locale Carlo Salvatore Perri che si è più volte commosso, nel ricordare la scoperta del corpicino: "Sono padre anch'io, nessuno di noi poteva immaginare questo orrore".