"Oggi il mondo è dominato dalla paura. E guardi che le dico, se a candidarsi per i democratici ci fosse stato JFK in persona, forse non ce l'avrebbe fatta nemmeno lui". Romano Prodi, in una intervista al Mattino, dice la sua sul risultato delle elezioni presidenziali. "Questa vittoria inaspettata è certo una lezione che conferma quanto vado dicendo da tempo: avanza un populismo nuovo, non più solo di destra ma globale, alimentato dagli stessi nutrimenti in Usa e in Europa. Ad incrementarlo contribuisce un'involuzione delle nostre società su questioni come la distribuzione del reddito, l'insicurezza di fronte alle immigrazioni non gestite in modo appropriato, i salari e il lavoro precari o inesistenti, il terrorismo, la finanziarizzazione dell'economia, la globalizzazione affrettata. Tutto ciò rende i sistemi democratici più fragili e vulnerabili di fronte a populismi alla Trump".
Secondo l'ex premier quello degli americani è stato un voto "contro le élite, con Sanders non sarebbe accaduto, Sanders adombrava una rottura di sistema, non con il populismo ma con un suo programma, e certo sarebbe stato in ciò un competitor più costruttivo. Non saprei però quanto sarebbe stato capace di attrarre il voto del centro degli Stati Uniti". E sul fatto che i listini hanno preso ad accelerare commenta: "Già si stanno preparando perché i mercati finanziari sono maestri nell'annusare le politiche che saranno adottate. Ho già visto i distinguo spuntati nei diversi settori: i farmaceutici che si riposizionano sul prezzo dei farmaci, gli energetici che si aspettano più politiche filo-petrolio, poco aperte ai settori ambientalisti. Le interpretazioni si frammentano ma sarà come per la Brexit: le vere conseguenze, anche su questo piano, si vedranno dopo. Del resto, ha sentito il discorso di Trump a commento della vittoria, no? Molto più rassicurante, pacato e, in campo economico, assolutamente keynesiano. Il che suggerisce: attenzione a trarre conclusioni affrettate, per ora possiamo solo ribadire che hanno vinto la paura e l'insicurezza. E un sistema politico democratico dovrebbe essere sempre in grado di fornire risposte in grado di assicurare sicurezza e coraggio, altrimenti si perde".
E conclude: "Trump è un populista dello stesso stampo degli altri europei, quindi è chiaro che quelli come lui gioiscano facendo a gara a mandargli le felicitazioni. E Marine Le Pen è stata la prima con il suo tweet. Così si preparano anche loro a fare tesoro delle paure sia di destra che di sinistra, raccogliendole tutte come ha fatto il tycoon senza escluderne nessuna".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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