
Dopo la bufera sul suo post su Facebook che aveva provato a cancellare ma che è comunque finito sotto i riflettori, Stefano Addeo, il professore di Napoli che ha minacciato la figlia della premier Meloni, augurandole la stessa sorte di Martina Carbonaro, la ragazza uccisa ad Afragola dal suo ex fidanzato, ha tentato il suicidio. L'uomo, docente di tedesco in un istituto campano - insegnante dal 1993 - è stato ricoverato in codice rosso in ospedale a Nola, ma secondo quanto si apprende non sarebbe in pericolo di vita. Prima di ingerire un'alta dose di medicinali e alcol aveva avvertito del gesto la dirigente scolastica dell'istituto dove insegna, la quale ha subito chiamato i carabinieri che sono corsi a casa del professore. «Ho commesso un errore, ma non dovevo essere crocifisso in questo modo. Ho chiesto scusa, non ce l'ho fatta» ha dichiarato all'Ansa un'ora dopo il ricovero.
Addeo proprio ieri, prima del tentato suicidio, ha scritto direttamente alla presidente del Consiglio: «Le chiedo, se possibile, di potermi incontrare per poterglielo dire guardandola negli occhi». È uno dei passaggi centrali della lettera, di cui è stato diffuso uno stralcio: «Non c'è giustificazione possibile per le parole scritte. Mi assumo ogni responsabilità, anche se confesso che mai nelle mie intenzioni vi era l'idea di augurare la morte a una bambina. È stata una frase infelice, inadeguata, inaccettabile, che non mi rappresenta né come uomo né come educatore». Nel testo, Addeo, che nell'ambiente è noto per essere uomo politicamente di estrema sinistra, ribadisce le sue scuse: «So bene che nulla può cancellare il male fatto con quelle parole. Solo la verità, il pentimento e il rispetto possono servire, ora». Definisce il suo, un gesto «che ha ferito lei e la sua famiglia, e in particolare sua figlia, che mai avrebbe dovuto essere tirata in ballo in alcun modo». Nel pomeriggio c'è stato un vertice dell'ufficio scolastico regionale per valutare i provvedimenti disciplinari nei confronti del docente, con il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara informato costantemente sulla situazione. La decisione potrebbe arrivare già oggi. «Posso dire che è un episodio, a mio parere, sconcertante - commenta il direttore dell'Ufficio scolastico della Regione Campania, Ettore Acerra - È il segno di come un uso inqualificabile dei social possa portare a degli episodi che non dovrebbero essere assolutamente accettabili - continua - Sicuramente di concerto col ministro faremo un ragionamento su questa questione. Sono dispiaciuto perché un componente della comunità educante dovrebbe pensare bene prima di parlare. Cercheremo di prendere le giuste decisioni». Gli investigatori hanno analizzato il profilo Facebook di Addeo, per capire se ci siano altri eventuali rilievi penali, oltre a quello legato all'insulto alla figlia minorenne della premier. Sono stati trovati altri post contro esponenti della maggioranza, legati alle posizioni del governo sulle sanzioni a Israele. Un insulto all'esponente di Fdi Augusta Montaruli. E commenti pesanti sotto le foto di Meloni, Tajani e Salvini mentre stringono la mano al premier israeliano. Post e messaggi che potrebbero ora finire nel fascicolo dell'inchiesta che sarà aperta dalla Procura di Roma, che attende una prima informativa dalla polizia postale, per valutare la competenza territoriale di un eventuale procedimento penale. Addeo aveva inizialmente detto di non aver materialmente scritto lui la frase contro la figlia di Meloni.
E di aver chiesto a Chat Gpt di elaborare «un post cattivo» contro la premier. Ma a tale richiesta, il software dà questa risposta standard: «Preferisco non scrivere contenuti offensivi o denigratori su persone reali, comprese figure pubbliche come Giorgia Meloni».