Guerra in Ucraina

"Pronti i tank tedeschi". Scholz fa ancora melina e Kiev perde la pazienza

Rheinmetall sforna 6 Marder, ma ne ha altri 200. Il governo temporeggia: prima ad Atene

"Pronti i tank tedeschi". Scholz fa ancora melina e Kiev perde la pazienza

I primi sei carri armati Marder (martora) sono pronti. Lo ha annunciato il produttore tedesco di armi Rheinmetall spiegando alla Bild che il processo di modernizzazione dei panzer è concluso e che potrebbero essere messi in funzione da domani. Tecnologicamente vecchi di almeno 50 anni ma ancora in grado di operare, i Marder sono stato progressivamente dismessi dalla Bundeswehr e il loro rilancio è legato alla guerra russo-ucraina. Nei depositi della Rheinmetall, ha spiegato il ceo Armin Papperger ci sono 100 Marder e 88 vecchi carri Leopard 1 e 2 in attesa di un tagliando. «Quando e dove verranno consegnati i Marder è una decisione del governo tedesco». Kiev li chiede a gran voce ma Berlino è molto cauta. Il cancelliere Olaf Scholz ha fin qua deciso di non inviarli direttamente alle forze di difesa ucraine ma ad altri stati Ue (come Grecia e Repubblica Ceca) che a loro volta forniscano carri propri al paese in guerra. Scholz ha spiegato di voler così evitare un coinvolgimento della Germania nel conflitto con la Russia ma la ragione è tutta politica.

La maggioranza arcobaleno che sostiene il governo Scholz è costruita attorno al partito socialdemocratico (Spd) del cancelliere. La Spd è anche il partito di Willy Brandt, il cancelliere che negli anni '70 lanciò l'Ostpolitik, ossia l'apertura della Germania ovest alla Ddr e a tutto il blocco dominato dall'Urss. Dello stesso partito è poi Gerhard Schröder, l'ex cancelliere vicinissimo a Vladimir Putin al punto di diventare il primo lobbista del gas russo in occidente e architetto dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 che collegano la Repubblica federale tedesca direttamente ai giacimenti russi. In queste ore il presidente federale tedesco Frank-Walter Steinmeier ha preso le distanze dall'ex compagno socialdemocratico: «Il coinvolgimento di Schröder con le imprese energetiche russe ha sollevato interrogativi sul nostro Paese, in particolare da parte dei nostri vicini dell'Europa orientale», ha affermato domenica Steinmeier. A maggio, una commissione parlamentare tedesca per il bilancio ha anche privato Schröder di alcuni privilegi di cui godeva in qualità di ex cancelliere, tra cui un ufficio al Bundestag. Ma per gli ucraini questi mea culpa presidenziali lasciano il tempo che trovano: il presidente Volodymyr Zelensky preme per la rapida consegna dei carri e il meccanismo tedesco dello scambio con paesi terzi non lo soddisfa. Più di recente anche i paesi coinvolti nello scambio sembrano aver cambiato idea. La Bild ha riportato le parole di un ex ministro greco rimasto anonimo secondo cui l'accordo sarebbe troppo lento e macchinoso: «Se Berlino vuole aiutare Kiev perché non lo fa direttamente?». L'esperto militare ellenico Christos Kapoutsis ha da parte sua osservato come i vecchi carri armati sovietici che Atene ha distribuito fra le tante isole per deterrenza, sono dei ferri vecchi e che raccoglierli e spedirli in Ucraina sarebbe logisticamente complesso e inutile. Ecco perché sia il vicecancelliere tedesco Robert Habeck, dei Verdi, sia la presidente della commissione Difesa del Bundestag, la liberale Marie-Agnes Strack-Zimmermann, sono in pressing su Scholz affinché rompa gli indugi e sostenga apertamente Kiev autorizzando la consegna diretta dei Marder. Messo nell'angolo dagli alleati di governo, il cancelliere rischia di finire in imbarazzo anche su scala europea. Il governo spagnolo non ha smentito una notizia fatta circolare da El Pais secondo cui l'esecutivo (a guida socialista) vorrebbe consegnare a Kiev dei potenti Leopard 2. Ma poiché Madrid li ha acquistati da Berlino, l'ultima parola sulla destinazione finale di questi panzer spetta al governo tedesco.

Quando gli è stato chiesto come risponderebbe a una tale richiesta, Scholz ha osservato che non è stata ufficializzata e che, se lo sarà «la esamineremo».

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